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Una sanità che funziona bene

Gli ottimi risultati che il nostro territorio sta esprimendo sono merito anche soprattutto di equipe mediche altamente qualificate, in grado di gestire tutte le delicate fasi legate al prelievo 

 

Nei primi tre mesi del 2017 arrivano dati incoraggianti sul fronte salentino della donazione di organi. Al “Vito Fazzi” di Lecce ci sono state cinque “osservazioni”, vale a dire diagnosi di morte cerebrale del paziente, che hanno prodotto quattro prelievi ed una “opposizione” laddove per opposizione si intende il rifiuto espresso da parenti e familiari alla donazione degli organi, in assenza di esplicita volontà diretta, manifestata quando era in vita, da parte della persona che muore.

Situazione confortante anche a Casarano dove si sono registrate tre osservazioni, da cui sono scaturiti un prelievo e due opposizioni. Fanno segnare due zero alla casella dei prelievi di organi gli Ospedali di Scorrano e Tricase, ma questo perché il primo non è dotato del reparto di Neurochirurgia, quindi non può fare diagnosi di morte cerebrale, conditio sine qua non per procedere con la richiesta di donazione, mentre il secondo con i suoi appena dieci posti letto sinora non ha fatto registrare alcun caso. 

Il dottor Pino Neglia dell’Associazione Italiana Donatori Organi, non nasconde il proprio entusiasmo: “Questi sono ottimi risultati, siamo passati diametralmente all’opposto rispetto al passato, dal buio degli anni scorsi ad una nuova alba. Se questi numeri dovessero essere confermati nei prossimi mesi si potrebbe raggiungere la cifra di 20 prelievi che farebbero rientrare la provincia di Lecce nella media nazionale. Merito anche di equipe mediche di altissima professionalità guidate da medici come Filippo De Rosa, coordinatore locale per il prelievo e trapianto del “Vito Fazzi” e Giuseppe Pulito, primario della Rianimazione, costretti a lavorare in molti casi per tutta la notte e per lunghe ore con l’obiettivo di poter salvare altre vite. Sinonimo di una sanità che, in questo caso, funziona in maniera eccezionale permettendo a diverse persone di riprendere un normale percorso di vita. All’estremo dolore per una vita che scompare prematuramente si collega la possibilità di donare una nuova speranza, una nuova esistenza a uomini e donne che soffrono”. 

Una volta che sull’organo prelevato vengono fatte tutte le analisi del caso, viene studiata la compatibilità con l’organismo del possibile beneficiario. Fase delicatissima perché per completare l’operazione della donazione è necessario che tutti i parametri, degli organi del donatore e di quelli del destinatario, vadano a coincidere. Quello che si realizza successivamente è un vero e proprio miracolo: uomini e donne che, grazie al trapianto di fegato o reni o polmoni, ritornano ad una vita normale. In particolare i pazienti ritornano a lavorare in maniera efficiente nell’89,9% dei casi dopo un trapianto di cuore, nel 78% dei casi dopo un trapianto di fegato e nell’89% dei casi dopo un trapianto di rene. 

Tra gli oltre 1 milione e 300mila iscritti ad Aido sono decine e decine le testimonianze di trapiantati che sono riusciti a tornare a condurre un’esistenza regolare, senza alcun problema. La gioia esplode in maniera evidente tra le parole del dottor Neglia: “Oltre a recuperare la propria vita che è la prima cosa ovviamente, cambia la prospettiva su come affrontarla e su come guardare il mondo”. 

 

Donazioni, un trend in crescita in Salento

 

Ottobre 2011. Al “Vito Fazzi” viene effettuato un prelievo multiorgano su un uomo di 37 anni del Nord Salento, morto prematuramente per una emorragia cerebrale. Saranno quasi una decina le donazioni in quell’anno, facendo balzare il presidio ospedaliero leccese ai vertici della graduatoria pugliese. Ore ed ore di interventi per prelevare fegato, cuore, rene e cornee e ridare speranze di vita a tanti individui sofferenti. Al giovane donatore venne prelevato innanzitutto il fegato con la tecnica split: una parte dell’organo è stata destinata all’ospedale “Molinette” di Torino, pronta per essere trapiantata ad un bambino di un anno affetto da una grave patologia dalla nascita; il resto del fegato, è stato trapiantato al Policlinico di Bari, insieme al cuore. Il rene è stato invece trapiantato al “Fazzi”, infine le cornee sono state consegnate alla Banca degli occhi di Mestre. 

Nell’ottobre del 2013 toccò ad una giovanissima 22enne di Cerfignano che perse la vita dopo un rave party. I genitori acconsentirono alla donazione degli organi. 

Alla vigilia di Natale del 2014 un paziente di 69 anni arrivò al “Ferrari” di Casarano, colpito da un’emorragia cerebrale gravissima. Un caso, questo, di donazione degli organi a cuore battente. Da Bari arrivò un team di medici per il prelievo del fegato, mandato poi alla clinica universitaria Tor Vergata di Roma con un aereo dedicato, mentre i reni vennero prelevati dagli specialisti del “Vito Fazzi” e le cornee destinate a Mestre. 

Sempre a Casarano, nel marzo del 2015, un altro prelievo multiorgano, questa volta a causa di un decesso successivo ad un incidente automobilistico, determinato da un improvviso malore di un signore di 62 anni. Anche in questo caso fegato, reni e cornee hanno trovato dopo poco tempo i beneficiari. Nel luglio del 2015, un altro sinistro stradale costò la vita ad un quarantenne di Nardò. I familiari, dopo tre giorni di preghiere e speranze, decisero con forza e coraggio di procedere alla donazione di organi. 

Il 2016 si è aperto con un altro miracolo della vita, protagonista nuovamente il “Ferrari” di Casarano con un trapianto multiplo su un uomo di 77 anni, scomparso per una emorragia cerebrale. In questo caso, data l’età avanzata della vittima, sono state effettuate tutte le analisi per impedire che ci fossero patologie in grado di ostacolare il trapianto. Saranno almeno altri cinque, nel 2016, i trapianti avvenuti tra il “Vito Fazzi” e il “Ferrari” di Casarano. Una cifra quasi eguagliata già nei primi tre mesi del nuovo anno. 

 

I donatori più sensibili? Le donne e i giovani 

 

Una maggiore sensibilità verso la donazione degli organi è una conquista degli ultimi anni, specie in un Sud che spesso ha fatto e per certi versi ancora fa fatica ad accettare questo estremo gesto di solidarietà che passa inevitabilmente dal dolore immenso provocato dalla scomparsa di un proprio caro. Improvvisa, traumatica e perciò ancor più difficile da sopportare e tollerare. Ma qualcosa sta cambiando e il cambio di rotta fondamentalmente segue due vie: quella dei giovani e quella delle donne. Sono principalmente queste ultime, infatti, a trainare il numero dei potenziali donatori di organo, grazie alla loro spiccata e innata sensibilità, ma anche grazie alla loro predisposizione naturale al dono della vita e ad una più puntuale capacità di informarsi.

In assenza di numeri precisi, la differenza la fa la sensazione di chi da anni accoglie le domande di volontà di donazione degli organi. “Per quella che è la mia esperienza -ci rivela un operatore del settore- sono per lo più le donne a manifestare l’intenzione di voler donare gli organi. In questo campo gli uomini devono essere persuasi nel dare il loro apporto, mentre le donne sinora si sono dimostrate nettamente più sensibili sulla questione”.  

 

Alessio Quarta