Sino al 5 febbraio a Palazzo Gallone a Tricase
Davide Ruberto
A Tricase una mostra sulle fontane pubbliche. Quante volte ci si ferma a dissetarsi, raccogliere dell’acqua o semplicemente sciacquarsi le mani e rinfrescarsi durante le calde giornate estive del Salento… E “lei” ha sempre accolto con generosità, puntuale e inesauribile, quasi invisibile agli occhi dei più ma indispensabile per tutti. Le storiche fontane sono ancora presenti in gran numero anche nei Comuni della provincia di Lecce e della Puglia. Fontanine installate oltre un secolo fa da Acquedotto Pugliese al centro delle piazze, nelle stradine e nelle periferie, diventate negli anni simbolo del riscatto di una popolazione in lotta contro la scarsità d’acqua. È proprio a “lei” che Acquedotto Pugliese ha voluto dedicare una mostra fotografica itinerante dal titolo “La fontana racconta”, che fa tappa anche a Tricase.
Aperta al pubblico il 23 gennaio, sino al 5 febbraio presso le Scuderie di Palazzo Gallone in piazza Pisanelli è possibile visitare un’esposizione (ogni giorno dalle 9:30 alle 12:30 e dalle 16:30 alle 19:30) di oltre 60 fotografie e svariati oggetti d’epoca che permettono di ripercorrere la storia della fontana e tutte le tappe che hanno portato “all’acqua”. Utensili, anfore e vasi del ‘900 raccontano, insieme alle immagini, i diversi modi in cui si procedeva all’approvvigionamento, trasporto, conservazione e consumo dell’acqua prima che entrasse in funzione il sistema idrico di Aqp, migliorando le condizioni di vita di tutti i cittadini.
In occasione di questa pregevole iniziativa, il Comune di Tricase ha annunciato un progetto di recupero, rigenerazione e rifunzionalizzazione delle fontane presenti nel territorio di competenza. “Un’operazione – ha spiegato il sindaco Antonio De Donno – di contenuto storico, culturale e turistico elevatissimo che darà ulteriore lustro ai nostri quartieri e borghi”. Alla fontana hanno dedicato diversi canti popolari, come il celebre “La zitella” che recitava “L’acqua te la funtana è mmara mara, ca si nu n’era mara amore meu me la bivia”, o la filastrocca che diceva “All’acqua, all’acqua, alla fendana nova, ci non tene la zita se la trova”. Storie e rime che testimoniano l’amore incondizionato dei pugliesi nei confronti di un prezioso simbolo della storia, protagonista adesso di una mostra interamente dedicata.