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Una giornata tra le Aquile all’Aeroporto di Galatina

Belpaese ha incontrato il capitano pilota Antonio Leucci, istruttore presso il 213° Gruppo di Volo dove, tra briefing e missioni di volo diurne e notturne, si addestrano gli allievi piloti dell’Aeronautica Militare 
 
Esistono giovani uomini e donne che hanno scelto di vivere un vita fatta di impegno e sacrificio, una vita scandita quotidianamente da un tirocinio estremamente selettivo, perché solo chi è veramente motivato e dimostra di possedere le giuste qualità può vedere realizzati i propri desideri. Questi giovani sono gli allievi piloti dell’Aeronautica Militare che presso l’Aeroporto Militare “F. Cesari” di Galatina ogni giorno si addestrano sotto lo sguardo vigile dei loro esperti istruttori, al fine di conseguire il Brevetto di Pilota Militare e fregiarsi così con l’aquila turrita dorata, simbolo dei piloti dell’Aeronautica. L’Aeroporto Militare di Galatina è sede del 61° Stormo, la cui missione primaria è difatti quella di provvedere alla formazione ed all’addestramento al volo degli allievi piloti e dei piloti militari. Nello specifico la Scuola è articolata su tre Gruppi di Volo: il 212° (per l’addestramento pre-operativo dei piloti militari idonei alle linee aerotattiche), il 213° (dove si addestrano appunto gli allievi piloti su velivoli MB339A/MLU) e il 214° (per la formazione degli istruttori di volo). 
All’interno del 213° Gruppo di Volo abbiamo incontrato il capitano pilota Antonio Leucci (al centro nella foto). Classe 1982, originario di Maglie, diplomato all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli (corso “Aquila V”) e specializzato nella Scuola di Volo Nato di Sheppard (Texas), Leucci è comandante di squadriglia e dal luglio 2009 istruttore di volo; a lui abbiamo chiesto di raccontarci la realtà che quotidianamente vivono allievi piloti e istruttori a Galatina. 
“Le attività iniziano alle 8.05 con un briefing nell’aula magna -afferma Leucci-, sul cui schermo vengono proiettate informazioni quali previsioni meteorologiche, stato degli equipaggiamenti e dei velivoli, programma di volo giornaliero, missioni effettuate e da effettuare, e così via. Successivamente può essere previsto un primo turno di addestramento in volo o con il simulatore alle 9.15/9.30; gli altri turni possono essere alle 12 e alle 14.30/15 (nel caso di voli notturni i turni sono alle 19 e alle 22). Ciascun turno, della durata di 70 minuti circa, è preceduto da un briefing e seguito da un c.d. debriefing, nel corso del quale si parla e ci si confronta su quanto avvenuto durante l’esercitazione. In alternativa possono esserci altri tipi di training a terra, esami scritti e orali, stand-up o simulazioni di situazioni di emergenza. Alle 16.30 le attività finiscono (tranne eventuali attività addestrative notturne) e gli allievi sono liberi; generalmente proseguono con lo studio individuale ed hanno l’obbligo di pernottare in Aeroporto”. 
Sembrerebbe dunque un percorso formativo per molti aspetti simile ad uno di tipo universitario, con la differenza che la pratica in questo caso assume un ruolo fondamentale. “Nell’arco di 10 mesi ogni allievo svolge attività di volo -sottolinea Leucci- suddivisa in voli di familiarizzazione con il velivolo, voli a vista, strumentali, notturni, nonché voli di formazione basica, acrobatica e tattica, navigazione ad alta, media e bassa quota. Attualmente, nel mio Gruppo di Volo siamo 12 istruttori e abbiamo 8 allievi (tra cui una donna), ma a giugno ne arriveranno altri 6 e a luglio altri 10”. 
Ma, al di là dell’aspetto tecnico, quanto è importante la componente umana nel rapporto tra allievi e istruttori per un ottimo risultato? Su questo il capitano Leucci non ha dubbi: “I miei ragazzi hanno un’età media di 25 anni e la differenza rispetto ai loro coetanei sta nel carico di responsabilità che sono tenuti ad assumersi. Ecco dunque che l’addestramento che loro compiono a Galatina, oltre all’indottrinamento tecnico e militare, deve renderli capaci di affrontare e risolvere rapidamente tutti i problemi che possono verificarsi in qualunque momento nello svolgimento del proprio lavoro. Sviluppare questa attitudine potrà consentire loro di diventare piloti a tutti gli effetti e, in un futuro impiego operativo, rappresenterà la differenza reale tra il successo e l’insuccesso di una missione. A me non è ancora capitato di trovarmi in uno scenario reale di guerra, ma se ciò dovesse accadere sarei preparato a fare quanto mi richiederà il mio Paese; la stessa preparazione cerco di trasmetterla agli allievi. Sta a noi istruttori -conclude Leucci- guidarli nella direzione giusta, aiutandoli a crescere come professionisti del volo e a gestire paura e stress. E fare in modo, come si dice in gergo, che ai pinguini crescano le ali”. Le ali delle Aquile, ovviamente.