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Un palcoscenico da Manicomio

Ottima partenza per Chiari di Luna, la rassegna che l’estate magliese, con Manicomio Molière portato in scena nei giorni scorsi dalla Corte de’ Miracoli e diretto Matteo Tarasco

 

Con lo spettacolo Manicomio Molière, in scena dal 13 al 16 giugno scorso presso la Villa Tamborino e primo appuntamento in cartellone, si è concluso il percorso formativo teatrale organizzato dalla compagnia magliese Corte de’ Miracoli e diretto dal regista Matteo Tarasco. Il percorso ha radunato numerosi allievi di diverse età e provenienza, che nel corso dei mesi scorsi si sono misurati con i testi e i personaggi di uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi: Molière. 

L’intuizione di Tarasco ha consentito, poi, un esperimento finale divergente e ben riuscito: i personaggi nati dalla penna di Molière, ognuno con i suoi vizi e le sue nevrosi, in una sera d’estate, in una villa che diventa contenitore di storie brillanti e drammatiche, si incontrano e si versano addosso l’un altro illusioni e delusioni, manie, sberleffi, smorfie, dolori e ipocrisie. 

Villa Tamborino diventa, dunque, un “manicomio” in cui i personaggi con le parole del nostro Molière, si scambiano impressioni, necessità, dispetti. E così Alceste, il misantropo, incontra la fierezza di Elmira di Tartufo, Argante rincorso dalle sue malattie immaginate finisce con il rincorrere a sua volta, disperato e in cerca di ascolto, gli altri personaggi che si aggirano intorno ad una tavola imbandita, compreso un medico un po’ pazzo che si approfitta della sua ipocondria. E poi ancora Tartufo, il furbo ipocrita che in segreto trama alle spalle di Orgone per ottenere le grazie di sua moglie, Dorina la servetta che tenta di rimettere ordine nella casa e nella testa del suo padrone e molti altri.  

“Manicomio Molière è una festa del teatro -afferma Matteo Tarasco, ideatore e regista dello spettacolo-. È interessante vedere come la scena in questo spettacolo si popoli di generazioni differenti, con dinamiche differenti, come tutto poi finisca per  comporsi in un quadro colorato e variopinto, ma pure molto realistico. Perché in fondo questi personaggi parlano di noi, delle nostre debolezze quotidiane, delle nostre ossessioni, delle nostre convinzioni. Molière spinge con forza verso istante etiche, non estetiche. Ci racconta, racconta la nostra società anche se scriveva nel XVII secolo. È questa la sua forza. A distanza di secoli chiunque può rivedersi o rivedere qualcun altro nei personaggi di Molière.  Questo spettacolo, poi -continua- è una creatura viva, non confezionata, segue solo le leggi della condivisione più ampia e trascina il pubblico davanti ad uno specchio. È importante che una realtà come Chiari di Luna crei questi spunti di riflessione culturale ed etica. È un ottimo risultato che la rassegna sia giunta al suo undicesimo anno -conclude il regista- e che intercetti gli interessi di un pubblico sempre più vasto e partecipe”. 

 

Patrizia Miggiano