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Il ritorno di Atena

La scoperta eccezionale del busto di una statua risalente al IV secolo a.C. e raffigurante quella che, a detta degli esperti, dovrebbe essere la divinità greca citata anche da Virgilio ha attirato l’attenzione della comunità scientifica internazionale su Castro, che da tempo si contende con Porto Badisco il titolo di “approdo di Enea”. E a breve riprenderanno anche gli scavi presso l’importante sito preistorico della Grotta Romanelli 

 

Un importante ritrovamento archeologico, parte del busto di una dea, recentemente è avvenuto a Castro in un cantiere di scavo sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologica di Taranto. Le domande, i nomi, i problemi che questa statua fa emergere sono tante e riguardano il nostro passato così come il futuro e quello in particolare di una città, Castro, che diventa centrale nella storia archeologica del Salento; i nomi invece sono quelli di Virgilio, di Enea chiamati in causa in quanto il “Castrum Minervae” sarebbe stato il luogo d’approdo dell’eroe troiano che fuggendo dalla sua città distrutta sarebbe giunto in Italia per fondare Roma. Miti e leggende a parte ci troviamo davanti ad un’area di scavo molteplice per il suo passato. Abbiamo una descrizione del Tempio della dea? E della sua posizione? Si è avanzata l’ipotesi che esso fosse collocato sotto l’attuale cattedrale: sono stati mai eseguiti scavi sotto questa chiesa? Quante domande. 

“Nelle fonti a noi note -afferma l’archeologo Amedeo Galati– non è presente alcuna descrizione dettagliata del tempio, ma esse descrivono al più il contesto topografico che sembra corrispondere esattamente alla realtà geografica di Castro. Che il tempio possa trovarsi nel punto in cui oggi sorge la Chiesa dell’Annunziata è un’ipotesi verosimile; ad oggi non risulta che siano stati effettuati scavi archeologici presso la stessa Chiesa e l’auspicio è che, alla luce di queste nuove ed importanti scoperte, nella programmazione di interventi che riguardino la manomissione dei piani di calpestio interni o esterni, si preveda l’attività di sorveglianza archeologica, così come previsto nel Codice di Beni Culturali e del Paesaggio”. 

C’è da interrogarsi in modo impellente sul futuro di questo scavo, la sua fruibilità al grande pubblico. A questo proposito, sempre Galati, sottolinea: “Lo scavo, data la sua localizzazione è già visibile al pubblico; auspichiamo invece che si possa procedere quanto prima ad un restauro della statua, per darle quella visibilità che merita, della quale possano beneficiarne non solo il Comune di Castro, ma l’intero Salento.”

 

Amedeo Galati: “Non abbiamo la certezza, ma tutto fa pensare che sia proprio la dea Atena”

 

Amedeo Galati, classe 1976, è l’autore dell’importante scoperta a Castro. Laureato nel 2002 in Conservazione dei Beni Culturali (indirizzo archeologico) presso l’Università del Salento, ha conseguito la Specializzazione in Archeologia Classica nel 2013 presso lo stesso ateneo con il professor D’Andria ed è proprio lui che ci racconta i dettagli più interessanti di questa vicenda. 

Galati, quali sono i simboli iconografici che consentono di dire con certezza che siamo in presenza della statua che secondo alcuni sarebbe quella di Atena?

Su questa parte del manufatto purtroppo non sono presenti gli “attributi” che ci indicano con certezza che sia lei. Però il confronto tipologico e stilistico con la piccola statua di bronzo ritrovata nel 2008 e con altri esempi di terrecotte figurate, le dimensioni monumentali, rafforzerebbero ancor di più l’ipotesi che si tratti proprio della statua di culto, e cioè di Atena Iliaca, databile al IV sec. a.C. 

Che dimensioni ha la statua e quanti frammenti sono stati trovati fino ad ora?

La statua nella sua interezza doveva raggiungere un’altezza di circa 2,50 metri. Il materiale è la pietra leccese; fin ora sono stati trovati sei frammenti: il torso acefalo, due frammenti di dito, una mano e due frammenti del panneggio della statua. Oltre alla statua sono stati ritrovati grandi frammenti di balaustre decorate con girali floreali sempre in pietra leccese. Inoltre tracce di colore rosso sono state rinvenute sul panneggio e lo stesso colore è presente anche sui fregi floreali.

Si hanno notizie di altri templi dedicati alla stessa dea nel territorio di Castro?

Le fonti antiche parlano di un “Athenanion”, cioè di un tempio dedicato ad Atena. Certamente il testo di Virgilio rappresenta il punto finale di una tradizione letteraria che già prima di lui fa riferimento ad un santuario di Atena nell’area del Capo Iapigio: Varrone (I sec. a.C.) parla di un “Castrum Minervae nobilissimum”; ad un santuario di Atena Iapgia fa riferimento Licofrone (IV sec. a.C.), Strabone (I sec. a.C.) parla di un santuario di Atena, noto per la sua ricchezza, mentre Dionigi di Alicarnasso (I sec. a.C.) sembra distinguere tra l’Atheanion, nei pressi del quale sarebbe sbarcato Enea, ed il Capo Ialigio. 

Castrum Minervae era dunque un santuario oppure una città? 

L’antica Castro era probabilmente un importante santuario, in cui ci doveva essere un grande edificio dedicato alla dea Atena ed altri edifici minori presenti nelle vicinanze.

 

Fabio Antonio Grasso