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Tutto a posto? No

Continua la protesta presso il cantiere della Trans Adriatic Pipeline tra Melendugno e San Foca, dove buona parte degli ulivi secolari sono già stati espiantati per far posto al futuro Terminale di ricezione del gasdotto. Intanto, quasi cento sindaci del Salento fanno quadrato attorno al collega Marco Potì, uniti ai No Tap contro un’opera giudicata dannosa, in cui non si è tenuto conto del parere delle comunità locali. E quest’anno il concerto pugliese per il 1° maggio si farà proprio a San Foca 

 

Parli di Tap e ti vengono in mente tante immagini: ulivi secolari sradicati e caricati su camion, operatori delle Forze dell’ordine schierati in assetto antisommossa, anziani e giovani schierati di fronte agi stessi operatori, mamme con bambini che espongono striscioni, sindaci con la fascia tricolore che protestano insieme agli anziani, ai giovani, alle mamme e ai bambini. 

Sono le istantanee di una comunità, quella salentina, che da due settimane ha realizzato che il progetto del gasdotto Tap, di cui si parla da alcuni anni e il cui approdo è previsto nella spiaggia di San Basilio, non è una remota possibilità, una guerra a suon di carte bollate tra una multinazionale, la Trans Adriatic Pipeline, e il Comitato spontaneo No Tap, ma una guerra vera e propria, con un vero campo di battaglia, collocato tra Melendugno e san Foca dove ogni giorno la tensione e alta e dove il via vai è pressoché costante. 

La comunità non è composta solo dagli abitanti di Melendugno, nel cui feudo ricade l’area dalla quale sono stati già espiantati buona parte dei 211 ulivi per ospitare il famigerato “Terminale di ricezione”, o dei paesi limitrofi, ma si è estesa all’intero Salento (l’adesione alla protesta di circa cento sindaci della provincia di Lecce lo attesta), superando pure i confini locali e guadagnandosi il sostegno di numerose comunità in Italia, prima tra tutte quelle dei No Tav della Val di Susa e della Terra dei Fuochi di Napoli, che plaudono alla resistenza messa in atto dai salentini nei confronti di un’opera strategica per il Governo, ma giudicata dannosa e inutile per il nostro territorio. 

Dopo il via libera al progetto dell’approdo del gasdotto (che, ricordiamo, parte dall’Azerbaigian e attraversa Geogia, Turchia e Grecia) da parte del Consiglio di Stato, il governatore di Puglia Michele Emiliano ha annunciato il ricorso alla Corte Costituzionale contro il Governo. Ma i tempi della giustizia, si sa, sono lenti e intanto continua il logorante braccio di ferro quotidiano tra manifestanti e amministratori con le Forze dell’ordine, mentre la protesta domenica 2 aprile ha coinvolto positivamente la città di Lecce e il 1° maggio si parla già di un grande concerto a San Foca (in sostituzione di quello di Taranto) per il quale oltre 300 artisti hanno già dato la propria adesione.

E la gente, in Salento e in tutta Italia, continua a farsi sempre le stesse domande: che senso ha far arrivare il gasdotto a San Foca e fare circa 70 km di scavi per arrivare a Mesagne, dove c’è l’attacco della rete gas della Snam? Non si poteva proprio scegliere un altro luogo? 

 

No Tap: “La protesta continua e il 1° maggio il concerto si terrà a San Foca”

 

Dallo scorso 21 marzo presso il cantiere allestito da Tap per l’espianto degli ulivi, operazione che dovrà consentire il passaggio del microtunnel, è attivo anche il presidio del Comitato spontaneo che si oppone al gasdotto. In queste settimane il gruppo è riuscito a mettere i bastoni tra le ruote al consorzio internazionale, subendo anche le cariche delle Forze dell’ordine. L’obiettivo del comitato è però molto più ampio, come spiega il referente Gianluca Maggiore: “In questi giorni continueremo ad informare sull’inutilità di questa opera e allestiremo diversi punti di volantinaggio con del materiale informativo. Dopo la grande manifestazione a Lecce dello scorso 2 aprile, il giorno dopo abbiamo organizzato anche un corteo a Melendugno. Occupiamo costantemente il nostro presidio, anche con la pioggia”. 

E come il sindaco Marco Potì, anche il Comitato No Tap sa di non essere solo: “Il 99% dei sindaci salentini, eletti dai cittadini, ha detto ‘no’ al gasdotto; se nel Salento esiste ancora la democrazia, questo dato vorrà dire qualcosa. Noi, comunque, ci aspettiamo che questa protesta cresca ancora, sempre nelle caratteristiche per le quali si è distinta finora: democratica, per la legalità e pacifica”.

E proprio sulle modalità in cui si sta svolgendo questa protesta, Maggiore allontana le insinuazioni diffuse da alcuni media nazionali: “Non cadiamo in tranelli e mistificazioni. Nei momenti di tensione dei giorni scorsi, un cordone delle forze di sicurezza ci divideva dal cantiere, e la violenza non è partita da noi. Inoltre, ho letto articoli che accusano alcune mamme di essere cattive educatrici perché hanno portato i bambini davanti ai camion con gli alberi: se non vogliamo che i bambini crescano come pecore, non mi sembra un brutto modo di educare”. 

Lo scorso 4 aprile il Comitato No Tap ha partecipato alla Conferenza dei servizi convocata riguardo l’assoggettabilità a Valutazione d’impatto ambientale del microtunnel, ma c’è anche una importante novità: “Quest’anno non si terrà il concerto del 1° maggio di Taranto e così, su idea di So What Festival, si sta pensando di spostare l’evento a San Foca. Per finanziarlo abbiamo già avviato una raccolta fondi e abbiamo già ricevuto l’adesione di quasi 300 artisti”.

 

A cura di Alessandro Chizzini – foto di Andrea Colella