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Tutti i buoni affari della nuova SCU

Droga, rifiuti (normali e speciali), attività legate al turismo (specie nella costa occidentale) e gioco d’azzardo sono oggi le aree di interesse preferite dalla criminalità organizzata in Salento 

 

Nuovi scenari, nuovi affiliati, nuovi mercati. La Sacra Corona Unita è un’associazione che sta cambiando, ma al di là delle ultime azioni efferate, nel corso degli anni l’organizzazione mafiosa ha continuato a portare avanti i suoi affari. In primis quello legato al traffico di droga, motore principale dell’azione criminale, in grado di calamitare alleanze importanti con la criminalità dell’Europa dell’Est, soprattutto quella albanese.

Lo testimonia, ad esempio, l’operazione “White Butcher” con cui lo scorso anno venne sgominato un clan salentino-calabrese dedito al traffico transazionale di sostanze stupefacenti fra il Sudamerica e la Puglia, passando per i porti di Gioia Tauro e Genova. Al centro di questa storia troviamo i fratelli Antonio e Patrizio Pellegrino che, insieme a Francesco e Vittorio Pezzuto, avevano costituito a Squinzano un’associazione per delinquere transnazionale finalizzata al traffico di ingenti quantitativi di cocaina proveniente dalla Colombia. 

A segnalare il legame con la camorra napoletana, invece, la nota questione legata ai rifiuti tossici interrati in Salento e venuta fuori grazie alle rivelazioni del boss Carmine Schiavone, ritenute generiche e inattendibili da parte della Procura. Sullo smaltimento illecito dei rifiuti, comunque, la Scu mantiene un occhio particolarmente vigile. Lo rivela il pentito Silvano Galati che ha fatto individuare a Supersano gli scarti di un’azienda locale del settore della produzione e cromatura per scarpe e fibbie, interrati illecitamente nel terreno. 

Altro fronte di interesse del nuovo millennio è ovviamente quello turistico dove molto forte è la mano del racket e dove molto alti sono gli interessi in gioco. Basta citare, per tutti, i ripetuti attacchi con bombe, incendi e pistolettate a discoteche, b&b, lidi e locali da ballo tra Gallipoli, Porto Cesareo.

C’è, poi, la questione del gioco d’azzardo. L’operazione “Clean Game” del 2015 ha smascherato un’organizzazione che controllava il gioco d’azzardo attraverso la commercializzazione di congegni elettronici e imponeva ai titolari degli esercizi commerciali l’installazione di apparecchi da gioco con schede truccate ed il versamento di una percentuale sui proventi illeciti. Infine, la Sacra Corona Unita prova a giocare la carta dell’infiltrazione nell’economia locale, acquisendo ristoranti, bar e attività commerciali, imponendo estorsioni ai commercianti sotto forma di obbligo all’assunzione di affiliati al proprio clan. 

 

In provincia di Lecce sono 150 i beni confiscati alla mafia 

 

In tutta questa coltre subdola di illegalità diffusa, che pervade tutti gli strati sociali e tutti i settori dell’economia, c’è una luce di speranza e di resistenza che ha il nome di “Libera”, l’associazione creata da don Luigi Ciotti nel 1995 per combattere le varie criminalità organizzate operanti sul territorio nazionale e con lo scopo di diffondere i semi fertili della legalità e della giustizia. Incontri con le scuole, con le istituzioni, marce per le vie dei paesi e poi il lavoro concreto, pulito, quello che dà nuova vita ai beni confiscati alla mafia. 

La Puglia è la quarta regione in Italia per beni confiscati all’organizzazione mafiosa: sono ben 935 tra terreni, ville e appartamenti, di cui 595 già destinati al riuso sociale. A farla da padrone la provincia di  Bari con 347 beni confiscati, poi Brindisi con 309, quindi seguono Taranto (176), Lecce (150), Foggia (91) e Bat (53). Terreni coltivati a grano o a vigneto, più di 55 ettari tra le campagne di Mesagne, Torchiarolo e San Pietro Vernotico, sono gestiti da “Libera Terra” operante sul territorio salentino. 

Vini pregiatissimi come quelli della cantina Hiso Telaray, così denominata in onore del giovane bracciante albanese, ucciso dalla Sacra Corona Unita all’età di 22 anni, per non essersi piegato ai ricatti e alle minacce dei caporali. Altro esempio positivo è quello di Masseria Canali a Mesagne, inaugurata nel 2014 e finanziata dal Programma Operativo Nazionale Fondo Europeo di Sviluppo Regionale P.O. FESR 2007-2013 “Investiamo nel vostro futuro”. 

 

Alessio Quarta