La perizia degli esperti nominati dal pm Elsa Valeria Mignone ha escluso l’utilizzo di uranio impoverito ma ha confermato la presenza, nel poligono militare, di elevate quantità di metalli pesanti a causa di bonifiche mai effettuate
Proseguono le indagini della Procura di Lecce per far luce sull’inquinamento ambientale, sia terrestre che marino, nell’area del poligono militare di Torre Veneri, e se pur ad oggi si può escludere la presenza di uranio impoverito, com’era stato in precedenza ipotizzato, gli ultimi esiti delle analisi effettuate su campioni prelevati dai fondali e dall’arenile, rivelano un quadro tutt’altro che rassicurante circa la salubrità dello stato dei luoghi. L’alta concentrazione di metalli pesanti quali piombo e alluminio riscontrata dai periti nominati dal pubblico ministero Elsa Valeria Mignone attesterebbe che i militari del Poligono, da quando la base risulta attiva e viene utilizzata per addestramenti a fuoco con armi pesanti, ovvero dagli anni ’60, hanno del tutto ignorato i protocolli che prevedono la bonifica delle aree interessate dalle esercitazioni.
Nessun intervento in tal senso sarebbe mai stato effettuato in tutto questo tempo, lasciando depositata un’ingente quantità di proiettili e residuati metallici di vario genere sia in mare che sul prospiciente tratto di spiaggia, trasformando lo scenario naturalistico di Torre Veneri e l’attiguo litorale in vera e propria discarica a cielo aperto.
L’inchiesta condotta finora con il supporto dei Carabinieri del Noe (Nucleo Operativo Ecologico), pertanto, porta a configurare un’ipotesi di reato per gestione illecita di rifiuti speciali e per gestione non autorizzata, imputabile ai vertici della Marina Militare. Contrariamente a quanto prescritto da uno specifico Decreto legge in materia, che a seguito di ogni esercitazione obbliga ad effettuare la relativa bonifica dei luoghi, nel mare di Torre Veneri non si sarebbe mai provveduto alla rimozione del materiale residuo dai fondali, raccolti in abbondanza in passato da recuperatori clandestini a scopo di lucro; stesso problema è emerso sull’arenile, dove la concentrazione di metalli pesanti oscilla tra 642 e 5.255 mg per chilo di terreno, valori ben al di sopra della norma.
La relazione degli esperti, dunque, non lascia alcun dubbio, tanto più che fa emergere un altro dato inquietante, ovvero la presenza di una certa, se pur minima, quantità di radioattività che però nulla avrebbe a che vedere con le esercitazioni di Torre Veneri. Il rilevamento di Cesio 137 non solo in prossimità del poligono ma anche in altri tratti del litorale leccese, si presume infatti sia riconducibile al disastro di Cernobyl avvenuto nel 1986 e alle sperimentazioni dell’esercito francese in nord Africa negli anni ’60. Le quantità rilevate, tuttavia, non destano allarme poiché, secondo la relazione dell’Ispra, entro i limiti consentiti, ma ciò non può che destare un’ulteriore preoccupazione sulla sicurezza ambientale del litorale salentino.
Carlo Salvemini: “Sospendere le esercitazioni militari e bonificare l’area”
Promotore nonché “padre” dell’inchiesta su Torre Veneri, il comitato di Lecce Bene Comune, rappresentato dal consigliere comunale Carlo Salvemini, continua a battersi in prima linea con l’obiettivo di contrastare i gravi rischi d’impatto ambientale dovuti all’attività all’interno del poligono e chiedendo non solo l’interruzione delle esercitazioni con armi pesanti, ma soprattutto l’imminente bonifica dell’area. Alla luce dei nuovi esiti della recente perizia e attestanti l’alta concentrazione di metalli pesanti, Salvemini commenta seccamente: “È la conferma di tutti gli elementi di preoccupazione finora da noi esposti e che trovano così un riscontro scientifico, poiché piombo e alluminio sono presenti in concentrazioni assolutamente anomale a testimonianza del fatto che, in cinquant’anni di attività del Poligono, non si è mai effettuata una bonifica, ignorando completamente i protocolli previsti”.
In merito all’impegno di Lecce Bene Comune in questa causa e all’intento di proseguire la battaglia intrapresa, Salvemini poi commenta: “Attenderemo le nuove disposizioni della Procura, nella situazione attuale le determinazioni conclusive spettano al pm Elsa Valeria Mignone che indaga su Torre Veneri attraverso un fascicolo tuttora aperto, da cui può già configurarsi una concreta ipotesi di reato per il mancato smaltimento dei rifiuti e per la gestione non autorizzata degli stessi”.
Il Comitato, dunque, non abbassa la guardia tenendo viva l’attenzione sulla questione in un momento cruciale per le indagini, così come lasciano intendere le dichiarazioni del capogruppo: “Quello che noi adesso chiediamo pubblicamente è il sequestro dell’area per ottenere la sospensione immediata delle esercitazioni e la bonifica dell’area e ci auguriamo che quanto prima la Procura disponga questo provvedimento cautelare”.
Rosy Paticchio