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Si toglie la vita a 29 anni, per aver perso il lavoro

In Italia si suicida in media un disoccupato al giorno. Questa volta è capitato a Scorrano, dove Antonio Maggio a scelto di morire martedì scorso nella sua casa 
 
Un bravo ragazzo, che cercava di lavorare in tutti i modi e sbarcava il lunario realizzando oggetti in pietra leccese. È così che la gente a Scorrano dipinge Antonio Maggio, un ragazzo di 29 anni suicidatosi martedì scorso nella sua casa. Si è impiccato Antonio, lasciando poche righe alle persone più care, in primis la madre e il fratello di poco più giovane, per spiegare il suo gesto che ha lasciato un enorme vuoto tra chi lo conosceva bene. 
Da due mesi Antonio aveva perso il lavoro, incontrando mille difficoltà ad aiutare la famiglia che tanto amava, e che un anno fa circa era rimasta monca del padre scomparso prematuramente. Ma Antonio e il fratello si sono sempre rimboccati le maniche, svolgendo lavoretti di ogni genere (il fratello è attualmente cameriere) e tutti a Scorrano dicono che si trattava di una famiglia di persone si impegnavano quotidianamente per dare il proprio contributo alla società. 
La tragedia di Antonio si apre su uno scenario drammatico, che accomuna i ragazzi italiani da Nord a Sud, ragazzi che sperano in futuro che appare sempre più difficile e che fa sì che questi drammi continuino a succedere. In un film del 2008, Tutta la vita davanti di Paolo Virzì, la protagonista, una neolaureata che ha trovato lavoro in un call center, scopre che una sua coetanea ha scelto il suicidio di fronte all’impossibilità di trovare il suo posto nel mondo. Ma questo non è un film e in una cittadina di quasi 7mila anime, in cui un po’ tutti si conoscono, diventa la parabola di una condizione comune, quella di un ragazzo che nonostante l’ottima volontà e il grande impegno non ha prospettive lavorative. 
La storia di Antonio è comune a quella di tanti, coetanei, più giovani o poco più vecchi, che soprattutto nei piccoli paesi del sud hanno rinunciato a sperare. Scorrano in questi giorni è un paese stretto nel dolore, un dolore che si perde nelle parole che vengono dette e anche se davvero sentite, riecheggia una domanda molto importante: non si poteva fare nulla? Una domanda che resterà senza risposta: in questo momento, non si può rispondere a una domanda così difficile, a una ricerca del lavoro che difficilmente va a buon fine, ai tanti talenti sprecati che la storia degli ultimi venti-trenta anni ha condotto in un vicolo cieco, terminando a volte in maniera orribilmente tragica, come la storia di Antonio attesta. 
 
“Sempre meno fondi per i servizi sociali che aiutavano i giovani”
 
La tragedia di Antonio Maggio, giovane scorranese suicida per aver perso il lavoro, accomuna sentimentalmente tutti i ragazzi salentini che si sono trovati sulla sua stessa barca. Abbiamo provato a ricostruire con l’assessore ai Servizi Sociali di Scorrano, Amedeo Scarpa, dove siano mancate le istituzioni, che avrebbero dovuto consentire ad Antonio e ad altri nella sua condizione, di ritrovare presto un lavoro e delle motivazioni nella vita. 
“Il discorso è molto complesso -spiega Scarpa, peraltro quasi coetaneo del ragazzo scomparso-. I servizi sociali oggi sono gestiti all’interno dell’Ambito Territoriale, che accomuna molti paesi. Ma non è questo il problema: l’Ambito deve condurre qualsiasi azione, che deve essere coordinata attraverso interventi di contrasto alla povertà, cosa che fino a due anni fa veniva svolta regolarmente”. Quello che è mancato, a quanto pare, sono i finanziamenti statali, che hanno costretto l’Ambito a ridurre questo tipo di interventi. “E si trattava di interventi molto validi -chiosa Scarpa- perché aiutavano i ragazzi all’inserimento o al reinserimento lavorativo. Si trattava sì di interventi tampone, attraverso lavoretti che consentivano ai ragazzi di avere quattrocento euro al mese a titolo di rimborso spese, ma erano utili a far ritrovare le giuste motivazioni e una speranza nel frattempo di trovare qualcosa di più congeniale e migliore. Come assessore, ho sempre cercato di trovare le risorse nonostante la difficoltà del momento storico”. La crisi, quindi, colpisce i giovani direttamente, ma anche indirettamente. 
 
Angela Leucci