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Sergio Blasi: “Tuteliamo le nostre minoranze linguistiche”

Il consigliere del Partito Democratico porta in Consiglio regionale una proposta di legge per difendere e promuovere le lingue minoritarie del territorio: dal griko all’arabesco, al franco-provenzale 
 
Una proposta di legge regionale ispirata dal desiderio di voler dare continuità alle radici e al passato di ognuno di noi. L’intuizione è stata del consigliere regionale Sergio Blasi che, richiamando l’articolo 6 della Costituzione Italiana (“la Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”), ha ricondotto la normativa all’articolo 4 dello Statuto della Regione Puglia: “La Regione riconosce, tutela e promuove le minoranze linguistiche presenti nel proprio territorio”. Il consigliere regionale del Partito Democratico, così, dopo aver illustrato la proposta qualche giorno fa a Calimera insieme al presidente della commissione regionale Cultura, Franco Ognissanti, e al presidente dell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina, Luigino Sergio, attende ora che l’iter legislativo proceda in Consiglio e che anche la nostra Regione possa dotarsi di uno strumento agile e semplice di tutela delle minoranze linguistiche. Il pensiero vola alle migliaia di persone che, provenienti da ogni dove e attratte dalla tradizione linguistica e musicale salentina, rappresentate nella loro massima espressione nella kermesse della Notte della Taranta, si riversano ogni anno nei comuni della Grecìa Salentina per assistere ai concerti di musicali. Se si considera, poi, che la Puglia è fra le poche regioni italiane a non avere ancora una legge di salvaguardia delle lingue minoritarie, la proposta di Blasi assume valore assoluto nella volontà di voler colmare una lacuna e sopperire a un ritardo legislativo.   
Blasi, da cosa nasce la sua proposta di legge? Ha a che fare con il suo background di ex sindaco di Melpignano, culla della Notte della Taranta, nel cuore della Grecìa Salentina? 
Il mio obiettivo primario è stato quello di intervenire su una lacuna legislativa della Regione Puglia che, com’è noto, dopo la legge nazionale di riconoscimento e tutela delle minoranze linguistiche, non aveva ancora provveduto a dotarsi di una legge regionale di tutela delle lingue del territorio. Prima di ogni cosa, dunque, ho voluto colmare questo vuoto, come già accaduto in altre Regioni d’Italia. Naturalmente, il fatto che io provenga da una comunità che è nell’enclave ellenofona del Salento ha inciso sull’aver sentito questa proposta un vero dovere. La Grecìa Salentina e il griko hanno rappresentato per me, in questi anni, un’esperienza avanzata di politiche di promozione del territorio e di tutela di una tradizione culturale che passa anche attraverso il riconoscimento delle lingue. 
La proposta di legge consta di 12 articoli che, naturalmente, non contemplano soltanto il griko, ma tutte le lingue minoritarie del territorio regionale.
Certamente. Sono un consigliere regionale ed ho responsabilmente presentato una proposta che si ponesse l’obiettivo di tutelare non soltanto il griko, ma tutte le minoranze linguistiche del territorio. La legge, infatti, riconosce le comunità storico-linguistiche della Grecìa Salentina, quelle arabesche e quelle franco-provenzali: le prime, in provincia di Lecce, sono presenti nei comuni di Calimera, Castrignano dei Greci, Corigliano d’Otranto, Martano, Melpignano, Martignano, Soleto, Sternatia e Zollino; quelle della comunità arabesca, nelle province di Taranto e di Foggia, sono presenti nei comuni di San Marzano di San Giuseppe, Chieuti e Calsalvecchio; le ultime, le franco-provenzali, le ritroviamo nei comuni del foggiano, Celle di San Vito e Faeto. 
Quali sarebbero i vantaggi che la legge porterebbe alle lingue minoritarie e alla loro sopravvivenza, anche dal punto di vista economico? 
Noi abbiamo chiesto una dotazione annua di 500mila euro; sarà poi il consiglio regionale a decidere se mantenere questa dotazione oppure modificarne l’importo. Il 40% di questo fondo sarebbe destinato a progetti di ricerca e valorizzazione linguistica presentati dagli enti locali: la cosa importante da sottolineare è che i Comuni possono direttamente presentare il progetto, senza la necessità di essere, ad esempio, costituiti in associazioni; il 30% andrà alle scuole di ogni ordine e grado che insistono nell’area di minoranza linguistica, con l’istituzione di corsi d’insegnamento e attività extra-scolastiche; la restante percentuale sarà destinata alle associazioni culturali, o di tipo religioso per l’individuazione di percorsi liturgici; alla stampa, all’editoria e all’emittenza radiotelevisiva locale. A tutti quei soggetti che, insomma, possono valorizzare e tutelare il patrimonio linguistico; nel nostro caso, quello della Grecìa Salentina. 
Dunque, anche i media avrebbero un ruolo in questo percorso, in che modo?
Certo. Finanziando l’editoria, la stampa e le tv, i media potrebbero sostenere la causa con attività di promozione e valorizzazione del patrimonio linguistico della Grecìa Salentina. Dunque, prevediamo tutta una serie di pubblicazioni, di spazi dedicati agli studi delle lingue minoritarie e di approfondimenti televisivi sulle attività di ricerca linguistica e culturale della nostra identità. In questo modo, lettori e telespettatori potranno essere più vicini e toccare con mano la storia della nostra terra; approfittare, quindi, di una divulgazione alla portata di tutti che potrà legare ancora di più i salentini alle loro radici, a volte quasi dimenticate. 
Come crede sia stata accolta in Consiglio regionale la sua proposta di legge?
Non lo so ancora, lo verificheremo più in là. La proposta di legge ora seguirà l’iter previsto, con l’esame in commissione e poi la votazione in Consiglio. Il presidente della VI Commissione si è impegnato anche a lavorare quanto prima con l’Ufficio Ragioneria, per individuare il capitolo di spesa, e quindi i fondi. Guai a chi non considera, comunque, le nostre radici storiche e linguistiche degne di sostegno e tutela, e soprattutto vere opportunità per la nostra terra. Una classe dirigente dovrebbe avere il dovere di spianare la strada alla valorizzazione di un patrimonio territoriale come questo; quindi sono fiducioso. 
Qual è il futuro, secondo lei, della lingua grika? E che tipo di approccio c’è da parte dei giovani e delle nuove generazioni?
Il futuro di una lingua minoritaria, destinata al declino e, quindi, anche all’oblio e alla scomparsa, può essere modificato da noi, col nostro impegno: dobbiamo tutelarne l’essenza, il valore grande dal punto di vista culturale e identitario. Così, possiamo svolgere un ruolo straordinariamente importante in questo senso: avvicinare i giovani a qualcosa che appartiene a ognuno di noi, alla nostra storia e alle nostre radici. Non a caso abbiamo deciso di destinare una buona percentuale del budget complessivo messo a disposizione di questa legge alle scuole, che possono costruire percorsi d’insegnamento della lingua grika, per non disperderla e farne, non soltanto un semplice strumento di comunicazione, ma una grande leva dal punto di vista culturale e della promozione del territorio. 
 
Barbara Politi