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Lecce dice addio alle Zone Franche Urbane

Il Governo ha deciso di cancellare le Zfu, trasformandole in zone “a burocrazia zero”. Per questo gli esponenti del Pd leccese chiedono più garanzie per gli imprenditori che avevano già trasferito le attività o opzionato immobili nelle zone interessate
 
Dopo 3 anni dalla loro istituzione sfuma il progetto del governo Prodi sulle Zone Franche Urbane che, anche sulla scorta dell’esperienza in altre città europee, aveva individuato alcune aree particolarmente disagiate dove applicare una serie di esenzioni fiscali per promuovere l’impresa e quindi l’occupazione. In una conferenza stampa nella federazione provinciale, il Partito Democratico parla di beffa nei confronti del Mezzogiorno. Delle 22 zone franche italiane 18 si trovano infatti nel sud Italia e solo 4 al Nord. In Puglia i capoluoghi interessati sono Lecce, Taranto ed Andria. 
Al solo capoluogo salentino erano stati destinati 4 milioni di euro in due tranche per promuovere l’investimento nell’area compresa tra via Marinosci (una traversa di viale della Libertà) e la Tangenziale Est, passando per via Caliò Pomponio e circondare quasi per intero le ex 167/A e B per chiudere su viale Aldo Moro. Nonostante il decreto attuativo della legge non sia mai stato emanato, numerosi imprenditori erano stati rassicurati sui tempi ed avevano già trasferito le loro attività o opzionato gli immobili dell’area, spiegano dal Pd. Quegli imprenditori ora aspettano che gli venga applicata l’esenzione totale di Irap, Ires, Ici e Irpef ma anche i contributi Inps dei dipendenti, che avrebbe dovuto riguardare per intero il primo quinquennio per poi scalare nel quinquennio successivo. L’incentivo previsto mirava ad attirare le imprese di tipo artigianale e commerciale nelle zone disagiate della città e dare una risposta concreta alla disoccupazione. 
“La nuova misura -spiegano dal Pd- propone invece una burocrazia più snella e alcuni piccoli aiuti di cui ancora si sa ben poco, siamo a livello di spot”. Per questo la parlamentare Teresa Bellanova lancia un appello urgente agli amministratori locali affinché si facciano sentire. “Il sindaco di Lecce firmò con l’allora ministro allo sviluppo economico Claudio Scajola il protocollo d’intesa sulle Zfu e fu tra coloro che più apprezzarono l’opportunità offerta agli imprenditori. Oggi gli chiediamo di prendere una posizione chiara, magari facendosi aiutare dal ministro salentino Raffaele Fitto”. Ad esplicitare meglio la richiesta è il portavoce del centrosinistra a Palazzo Carafa Antonio Rotundo, secondo cui “il Consiglio comunale di Lecce dovrebbe esprimersi all’unanimità contro il Dl sulle Zone Franche che dopo il Consiglio dei Ministri potrà sbarcare in Commissione senza nemmeno passare dalle camere”. “Il sindaco si è disinteressato del problema anche in sede Anci” accusa la consigliera comunale Angela Maria Spagnolo che sulla questione aveva chiesto delucidazioni durante l’ultima seduta della Commissione Controllo e Garanzia del Comune. “Dobbiamo registrare che la maggioranza si muove solo di fronte ai propri interessi e non a quelli dei leccesi”, ha aggiunto Paola Povero. Ma la beffa non sarebbe solo per la città che perderebbe in un colpo i 4 milioni di euro messi a disposizione tra il 2008 e 2009. A pagare più di tutti sarebbero secondo Paolo Foresio i commercianti che hanno trasportato le loro attività nella zona franca, aspettando di vedersi applicare l’esenzione. “Quegli imprenditori sono stati rassicurati fino a quindici giorni fa dal primo cittadino -spiega Foresio- ora che spiegazione gli darà?”. 
 
Alessandra Lupo