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Sempre più terra bruciata

Tira una brutta aria in molte campagne salentine, dove persistono le cattive e pericolose abitudini dei roghi. Per i trasgressori sono previste multe fino a 500 euro

 

L’autunno salentino si porta dietro anche qualche cattiva abitudine. Anche quest’anno infatti si registra la cattiva (e pericolosa) pratica di molti proprietari terrieri che in provincia di Lecce appiccano roghi nelle campagne per disfarsi delle ramaglie presenti nei campi, in particolare degli inutili “residui” degli alberi d’olivo. Le conseguenze di questi indesiderati falò non sono da sottovalutare: lacrimazione degli occhi, irritazione della gola e sintomi delle intossicazioni. Da Melendugno a Nardò, passando per le campagne di Galatone e Maglie: il fenomeno è molto esteso. Molti i cittadini che in questi giorni denunciano tale situazione. 

La scena è sempre la stessa: al tramonto (anziché all’alba) si accendono i fuochi al fine di eliminare gli scarti della potatura e della raccolta delle olive, e l’aria irrespirabile perdura per tutta la notte fino alla mattina successiva. Il fenomeno, va detto, non è affatto nuovo e la normativa nazionale in materia non sempre è stata univoca. Dopo una riforma che ha portato all’inserimento di una deroga per consentire, sotto precise regole, la bruciatura dei residui vegetali in campagna, in diversi hanno esultato ritenendo che in campagna ognuno da allora poteva di fatto bruciare quello che voleva e come voleva. Invece non è così: una successiva sentenza della Cassazione nel febbraio di quest’anno ha riportato la situazione nei suoi esatti parametri, azzerando di fatto ogni “interpretazione estensiva” della modesta riforma in materia di bruciature di residui agricoli. 

L’attuale normativa prevede alcune bruciature di rifiuti a condizioni limitate e molto severe, non dunque una liberalizzazione totale di ogni e qualsivoglia tipo di roghi di residui agricoli in campagna. Alla luce di ciò risultano molto importanti, forse determinanti, le ordinanze comunali. Ad Andrano è stato emanato un regolamento nel 2015: dal 23 settembre scorso sono state comminate  multe a proprietari di uliveti che hanno accesi roghi in orari non consentiti, lasciandoli incustoditi. Anche a Melendugno i vigili urbani hanno notificato sanzioni amministrative, avviando 15 accertamenti. Qui per i recidivi la multa lievita da 166 a 500 euro. 

Così, mentre le forze dell’ordine provano a setacciare il territorio, nei centri abitati incombe il pericolo, a causa di queste pericolose abitudini, di respirare monossido di carbonio, magari dopo aver bruciato fogliame trattato con fitofarmaci. 

 

Bene le ordinanze dei Comuni, ma occorrono più controlli 

 

I sopralluoghi sono spesso affidati alle guardie ambientali. I controlli sono tutt’altro che semplici: Gps, dati catastali e dal lì si risale ai proprietari dei terreni, che talvolta risultano addirittura defunti. Poche le risorse umane disponibili: la Polizia provinciale non può più occuparsene a causa del personale “smembrato” e trasferito quasi tutto in Regione. Ma il problema principale è che non c’è un coordinamento univoco tra Comuni, nonostante le buone intenzioni per contrastare il fenomeno. A Calimera, ad esempio, vige un’ordinanza dal 25 settembre 2015, secondo la quale “per potature, materiale agricolo vegetale non pericoloso proveniente dalla manutenzione di orti, giardini privati, oliveti, la combustione deve essere effettuata: in cumuli di dimensione limitata, ad  almeno trenta metri dagli edifici ed è vietata lungo le vie pubbliche e nei centri abitati, nelle aree agricole adiacenti ai boschi o ubicate ad una distanza inferiore a 200 metri dagli stessi e nelle fasce adiacenti a strade di notevole percorrenza, entro una fascia di 50 metri. Altro vincolo, spesso non rispettato, è quello della fascia oraria”. 

Le operazioni di accensione e spegnimento dei fuochi, devono svolgersi inderogabilmente nella fascia oraria che va dalle 5 alle 11. Inoltre i roghi hanno limiti quantitativi: non più di tre metri cubi di fogliame ad ettaro. E vanno sempre appiccati in presenza del proprietario e, soprattutto, in assenza di vento. 

 

Stefano Manca