Cerca

Sempre più “fatti in casa”

Belpaese torna ad occuparsi della sempre maggiore richiesta, da parte delle donne pugliesi, di partorire tra le mura domestiche. Abbiamo ascoltato la testimonianza del comitato “Rinascere al naturale”, che si batte per il riconoscimento del parto in casa da parte del Servizio Sanitario Regionale
 
Al contrario delle convenzioni comuni, partorire in casa può essere sicuro e comportare meno complicazioni di un parto in ospedale. A sostenere questa tesi una ricerca dell’Università di Copenhagen del settembre 2012, che rivela come tra i vantaggi del parto domestico vi sia una netta diminuzione dei parti cesarei (dal 20% al 60% in meno) e delle complicanze come le gravi lacerazioni perineali (dal 10% al 30% in meno). 
Ne sono convinte anche le mamme pugliesi del comitato “Rinascere al naturale”, che si battono per informare tutte le donne e  sensibilizzare le istituzioni sulla necessità di inserire questa possibilità nel Servizio Sanitario Regionale. Secondo D.M., neo mamma e attivista del comitato, “il parto è l’esperienza più bella della vita e una donna ha il diritto e la libertà di scegliere come affrontarla. Voglio sottolineare che il parto in casa non è illegale ed è preferibile se si tratta di una gravidanza fisiologica. La maternità non è una malattia e non va curata come una patologia. In Italia vi è un’eccessiva medicalizzazione e troppa ignoranza, anche tra le donne”. 
Il passaparola sembra l’unico mezzo: “Il nostro comitato è formato da donne pugliesi che hanno avuto questa opportunità o che sono in procinto di provarla. La donna arriva a questa scelta perché ha acquisito consapevolezza tramite il parere di chi l’ha provato e delle ostetriche. Spesso gli ospedali e i ginecologi sono i primi a non dare un’adeguata informazione. Per esempio, molte donne non sanno che è possibile partorire in casa anche dopo un parto cesareo”. 
A parte i casi in cui la gravidanza necessita di un’assistenza particolare da parte delle strutture, ci sono dei requisiti per svolgere il parto in casa: “Bisogna trovarsi ad almeno 20, 30 minuti da un ospedale, raggiungibile con un proprio mezzo in tutta tranquillità, in caso di eventi imprevedibili. Per il resto, il personale è preparato ad ogni evenienza. Non bisogna pensare che ci debba essere un’ambulanza in attesa fuori dalla porta o che si debba correre in ospedale a sirene spiegate”. 
Accanto alla partoriente c’è il personale qualificato, una o due ostetriche esperte, i familiari ed un luogo conosciuto in cui muoversi liberamente ed essere costantemente assistite. Secondo D.M. “l’assistenza pre, durante e post parto è continua e personale. Dopo due esperienze negative di cesareo, il parto in casa mi ha fatto sentire, pelle su pelle, quanto sia profondo il legame tra madre e figlio. Il primo contatto avvenuto in questo modo è qualcosa che rimane nella memoria”. 
 
Oriana Rausa