La carenza di infermieri al “Vito Fazzi” è, secondo il direttore sanitario della Asl Lecce, un falso problema perché i dati parlano un eccesso di personale. C’è invece la necessità di una migliore organizzazione dei compiti
Mancano infermieri al “Vito Fazzi” di Lecce? Dopo le notizie diffuse nei giorni scorsi che lamentavano la lo scarso numero di paramedici nella principale struttura leccese, l’allarme viene ridimensionato anche se non trascurato da parte della direzione sanitaria. Il problema, secondo il direttore Franco Sanapo, non è la quantità di addetti ma la cattiva distribuzione degli stessi assegnati secondo criteri che non rispondono alle esigenze operative delle varie unità. Il paradosso è che l’Azienda Sanitaria Locale nei giorni passati ha dichiarato che il personale paramedico è eccedente di oltre 192 operatori. Per assecondare le necessità operative riguardanti 653 posti letto dell’ospedale di Lecce sarebbero indispensabili 620 infermieri, mentre la momento al “Vito Fazzi” sono impiegate 812 unità. L’esubero di dipendenti è confermato anche seguendo il rapporto Ceis-Sanità del 2008, che basandosi sui dati Istat del 2006, indica una media nazionale di 1,11 infermieri per ogni posto letto. Così al “Vito Fazzi” gli infermieri da impiegare dovrebbero essere al massimo 725.
Il problema quindi risiede nella cattiva distribuzione delle unità lavorative. In altre parole, il personale infermieristico, seppur in eccesso, è organizzato in maniera non rispondente alle esigenze operative. “Sono molti gli infermieri -dichiara Sanapo- che preferiscono prestare servizio in quelle unità dove i turni di lavoro di otto ore non sono massacranti: parliamo dei reparti di Otorino, Endocrinologia, Malattie infettive evitando di assistere, ad esempio, un paziente di unità intensive che hanno bisogno di assistenza 24 ore su 24”. A questo tocca aggiungere i molteplici casi particolari che riguardano lo status di lavoratori: “Alcuni infermieri godono di esenzione dal fare sforzi -continua Franco Sanapo-, altri hanno fatto domanda e hanno ottenuto tre giorni di permesso al mese per assistere i familiari (ex legge 104). Alcuni reparti, uomini e donne, sono dislocati su un unico piano e quindi con lo stesso numero di infermieri è più facile svolgere il lavoro. Altre unità devono affrontare problemi logistici più complessi”.
Una ricostruzione che però non soddisfa il consigliere regionale del Pdl, Roberto Marti: “Sanapo è il direttore sanitario quindi rientrerebbe nei suoi diritti e nei suoi doveri disporre una migliore organizzazione del personale, quindi anche degli infermieri. Peraltro Sanapo non ignora che al nosocomio leccese, come in tutti i grandi ospedali, non c’è da garantire solo l’assistenza ai pazienti ricoverati, ma anche quella negli ambulatori e in tutti gli altri servizi. Ci sono reparti in cui due o tre fanno il lavoro di dieci e se non c’è organizzazione nei turni del personale è perché nessuno li organizza”.