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Salento terra di apicoltori

L’apicoltura è un settore in continua crescita che attira soprattutto i giovani, anche se le difficoltà non mancano come ci spiega Daniele Greco di Coldiretti Lecce

 

Abbiamo fatto un giro “virtuale” nel mondo dell’apicoltura, contraddistinto spesso da aziende di piccole e piccolissime dimensioni, a conduzione familiare e che spesso servono come integrazione ad un’attività principale, con Daniele Greco, presidente dell’Associazione Apicoltori Salentini di Coldiretti Lecce. 

Greco, qual è lo stato attuale dell’apicoltura in Salento? 

È un’attività in crescita, ci sono diverse realtà nuove. Sappiamo che siamo circa un centinaio di apicoltori, forse anche qualcosa in più. Per quel che riguarda il fatturato non ci sono dati specifici, facendo una media ci attestiamo di 20mila euro annui, calcolato tra chi fattura 5mila euro e chi ne fattura 100mila. Tutti i numeri sono in controtendenza rispetto alle difficoltà di non poco conto che incontriamo ogni giorno. 

Quali sono le principali avversità che dovete affrontare come comparto dell’apicoltura?

La concorrenza estera, i prezzi bassi, lo scarso riconoscimento della qualità del prodotto. La nostra qualità è eccellente, il problema è il costo di produzione che è più alto perché noi produciamo quantità minori, perciò restare sul mercato con la concorrenza estera non è semplice. C’è da aggiungere, poi, che purtroppo il Salento è diventato un ambiente poco produttivo per le api per vari motivi. In molti abbiamo fatto la scelta di spostare gli alveari in Basilicata o nel Foggiano per mantenere un livello produttivo minimo necessario per mantenere in vita l’azienda. 

L’adozione delle misure anti Xylella, in particolar modo l’uso di pesticidi e insetticidi per abbattere la “sputacchina”, hanno nociuto alla vostra attività? 

Nella prima fase del piano Silletti ci siamo arrabbiati tantissimo quando abbiamo visto che si prevedeva l’irrorazione persino dei muretti a secco che sarebbe diventato un ambiente incompatibile con l’attività delle api, poi per fortuna hanno corretto il tiro. Ciò che si butta nell’aria, influisce sulla loro attività, se le api non stanno bene in salute producono meno. Stiamo migliorando la professionalità degli apicoltori, ma sull’aspetto ambientale possiamo fare poco, ci sono troppi interessi in gioco. 

Quali soluzioni possono agevolare il settore? 

Occorre preservare le macchie, favorire il rimboschimento con essenze utili (non con i pini), favorire i pascoli, ma soprattutto favorire la coltivazione di piante che hanno interesse apistico come il coriandolo, il girasole o soprattutto il timo, quest’ultimo un tempo molto presente nella nostra macchia e che gli incendi hanno decimato: oggi sono solo 3/4 gli apicoltori che riescono a fare questo il miele al timo, che fino a 20-30 anni fa era una produzione proprio caratteristica della nostra provincia 

Quali sono altri tratti caratteristici dell’apicoltura salentina? 

Per il nostro territorio interessante è il fenomeno del mercato delle api, con aziende che vendono api agli altri apicoltori piuttosto che produrre miele. Si tratta solitamente di imprese più giovani e dinamiche. Chi è apicoltore da più anni rimane sulla produzione di miele. Nonostante le difficoltà, ci sono molto giovani che mostrano molto interesse verso un’attività che solo in apparenza può sembrare facile. 

 

Alessio Quarta