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Miele made in Puglia? Occhio all’etichetta (e al prezzo)

Al pari dell’olio anche il miele può essere oggetto di sofisticazioni e frodi alimentari, a causa della concorrenza dei prodotti provenienti da Ungheria, Cina, Spagna e Romania 

 

Tra i tanti problemi che minacciano un settore comunque in crescita vi è la concorrenza proveniente da altri Paesi come Ungheria, Romania, Argentina, Spagna e Cina. Concorrenza dovuta ai prezzi più bassi e quindi difficoltà a far emergere una qualità superiore: “Occorre specificare che la maggior parte delle volte il loro è un miele naturale come il nostro -precisa Daniele Greco di Coldiretti Lecce-. Il problema è che i loro prodotti sono sottoposti a minori controlli dal punta di vista igienico e sanitario, la nostra qualità invece è più controllata e garantita da terzi. Poi la contraffazione c’è sempre, sia all’estero che sul mercato italiano. A volte sono alcuni apicoltori che fanno questo lavoro, spacciando per loro un prodotto che non lo è, a volte sono semplici commercianti che si fanno passare per apicoltori”. 

Il prodotto falsamente etichettato come miele che subisce lavorazioni aggiuntive tipo fermentazioni, pastorizzazione, ultrafiltrazione, ‘taglio’ con zuccheri quali quello derivato dal riso, non è comparabile sotto il profilo nutrizionale con il miele naturale e non può soddisfare le attese dei consumatori, che, paradossalmente, rischiano di allontanarsi dal consumo di miele naturale. Secondo uno studio di Coldiretti Puglia, basato su dati Istat, viene fuori una vera e propria “invasione” estera: principalmente l’Ungheria con 7,4 milioni di chili, seguita dalla Cina con 4,8 milioni di chili, quasi il doppio rispetto allo scorso anno, e poi dalla Spagna che con 2,3 milioni di chili sorpassa la Romania, comunque in crescita con 1,9 milioni di chili.

“Sono i numeri drammatici del mercato parallelo di prodotti agricoli provenienti da migliaia di chilometri di distanza -denuncia Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Puglia- spacciati per prodotti di qualità quando di qualità non sono, per cui viene illecitamente utilizzato il marchio made in Puglia. Dall’estero e in particolare dall’Asia viene importato miele sottocosto, addirittura ad un prezzo inferiore al 50% rispetto alla quotazione internazionale. Attenzione, quindi, all’etichettatura: la parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale, mentre nel caso in cui il miele provenga da vari Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; qualora invece arrivi da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”. 

 

Alessio Quarta