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“Renata Fonte, mia madre, una libera sognatrice che ha scelto da che parte stare”

Viviana Matrangola, una delle due figlie di Renata Fonte, ci ha raccontato come è nato e come si è sviluppato il progetto della fiction, al quale lei stessa crede molto 

 

Il delitto di Renata Fonte, a distanza di trentadue anni, grida ancora giustizia. Piena, completa, giusta. Per quell’omicidio sono stati condannati gli esecutori materiali, Giuseppe Durante e Marcello My, ma nulla di certo si sa sul mandante. Sulla figura di questa donna eccezionale, ai tempi assessore alla Cultura del Comune di Nardò ma soprattutto impegnata strenuamente nel sociale e nella difesa dell’ambiente a rischio di speculazione edilizia, Mediaset dedicherà un capitolo della fiction che va sotto il titolo di “Liberi sognatori. Le idee non si spezzano mai”.

“L’idea è venuta ad Umberto Ambrosoli -rivela Viviana Matrangola (nella foto, accanto al sindaco di Nardò Pippi Mellone), una delle due figlie di Renata Fonte-. Il 23 novembre dell’anno scorso a Milano abbiamo ricevuto il Premio Ambrosoli, da lì a qualche mese mi ha telefonato prima Umberto Ambrosoli e poi Pietro Valsecchi per dirmi che avevano intenzione di realizzare una fiction su mia madre. All’inizio ero molto scettica e perplessa perché non amo le fiction, di solito non rendono bene gli aspetti sociali e i legami familiari dei protagonisti. Dopo, invece, ho iniziato a collaborare con la produzione per dare il mio contributo. Ho conosciuto Monica Zapelli, la sceneggiatrice che ha scritto un film poetico come I cento passi, e il regista Fabio Mollo che mi hanno rassicurato. La Zapelli è venuta a Nardò, ha conosciuto le amiche della mamma, è entrata nello spirito della storia e ha reso bene chi era Renata Fonte. La preoccupazione è nella resa televisiva della sceneggiatura”. 

Una comunicazione, quella dei vertici di Taodue, che comunque ha scombussolato la vita di Viviana: “Oggi mi approccio a questa storia con il punto di vista di donna e di mamma, che è completamente diverso da quello di allora da adolescente. È un vaso di Pandora che si è aperto, ho rivisto gli articoli e le foto dell’epoca, ho studiato la dinamica dell’accaduto con i particolari che in quei giorni mi vennero nascosti e sono rimasta annichilita. Ho dovuto metabolizzare nuovamente il lutto. Speriamo che il prodotto finale coincida con l’intenzione e la volontà di fare un buon lavoro, la fiction è uno strumento potentissimo di diffusione della memoria”. 

Ad essere veicolato attraverso la tv, però, non deve essere il messaggio di un atto eroico: “Se noi li considerassimo eroi -spiega Viviana- ci forniremmo degli alibi per non fare la nostra parte. Erano uomini e donne giusti, degli ‘eretici’ che hanno scelto da che parte stare, si sono sporcati le mani nell’accezione positiva del termine, hanno vissuto le loro vite nell’isolamento più bieco, diventando facili nemici da colpire”. 

L’ultimo riferimento va alla decisione del sindaco di Nardò, Pippi Mellone, di intitolare l’aula consiliare di Palazzo Personé proprio a Renata Fonte. Una decisione che pure, nel corso degli ultimi anni, aveva visto un’incomprensibile chiusura da parte degli amministratori locali. “Il sindaco Mellone sta mantenendo una promessa che mi aveva fatto qualche mese fa, vale a dire che uno dei suoi primi atti sarebbe stato quello dell’intitolazione dell’aula a mia madre. Già il sindaco Vaglio, nel ventennale dell’omicidio, manifestò quest’intenzione. Poi nel maggio del 2014, la proposta di Mellone, allora consigliere di opposizione, venne respinta, addirittura venne fatta una modifica del Regolamento comunale per non farla passare. All’epoca dissi che non ero indignata, perché non era giusto dare il nome di mia madre a quell’aula finché lì non si fosse fatta politica con la P maiuscola. Oggi finalmente ci sono le 19 firme necessarie a far passare la proposta”. 

 

Mellone: “Finalmente l’aula consiliare sarà intitolata a Renata Fonte” 

 

La notizia di una fiction su Renata Fonte non è l’unica buona novella. All’assessora neretina uccisa vigliaccamente il 31 marzo del 1984 verrà intitolata anche l’aula di Palazzo Personè. È lo stesso sindaco della città, Pippi Mellone, ad annunciarlo durante la conferenza stampa di presentazione del film per la Tv. Una decisione che va a cancellare quanto accaduto vergognosamente nel maggio del 2014, quando una maggioranza trasversale del Consiglio comunale bocciò questa proposta.

“Quella giornata rappresenta tristemente il punto più basso della storia politica e istituzionale di questa città negli ultimi decenni -ha commentato il primo cittadino-, ma per fortuna le sensibilità sono cambiate. Oggi riportiamo in aula la mozione che è forte di 19 firme (di cui 4 di consiglieri di opposizione) e che è un modo per recuperare e per ‘risarcire’ quello che per noi tutti è un vero e proprio eroe civile. Io sono cresciuto con l’esempio di Renata Fonte e sono sicuro che questo film possa aiutare i ragazzi oggi a capire e a fare proprio questo modello. Ai cittadini chiedo un po’ di pazienza se le riprese comporteranno qualche disagio, ma sono certo che comprenderanno”. 

Sulla stessa linea l’assessore alla Cultura, Francesco Plantera: “Noi siamo un’Amministrazione giovane e siamo ragazzi cresciuti con il modello di Renata Fonte. Non abbiamo paura di parlare di lei e di ‘utilizzarla’ positivamente come esempio immortale di impegno e di amore per il territorio. Questo film è una grossa opportunità anche per la città, che sono convinto sopporterà qualche piccolo disagio durante la realizzazione delle riprese”.

 

Alessio Quarta