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Raffaele Fatano: “In un anno persi 165 avvocati in provincia di Lecce”

Le cause? Secondo il presidente dell’Ordine provinciale, oltre alla crisi economica, pesano l’obbligatorietà di iscrizione alla Cassa Forense e l’introduzione di riforme che hanno penalizzato l’esercizio della professione 

 

Cifre meno significative rispetto al dato registrato in tutta Italia, ma comunque dopo anni di continua crescita anche l’Ordine degli Avvocati di Lecce fa registrare un segno negativo. Obbligatorietà della Cassa Forense, calo generale del volume di lavoro e specifico della redditività a discapito, a volte, della qualità del servizio offerto ai propri clienti, siano essi enti pubblici o privati. Sono queste, almeno in parte, le problematiche che spingono un legale a farsi da parte. Ne abbiamo parlato con il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Lecce, Raffaele Fatano, per cercare di avere una prospettiva relativa al territorio salentino e provare a capire cause ed effetti di questa flessione. 

Avvocato Fatano, in Italia nel 2015 circa 8mila avvocati hanno deciso, per ragioni diverse, di cancellarsi dall’Albo. Qual è la situazione a Lecce?

Una flessione c’è stata anche da noi, ma non in termini così drammatici. Al 31 dicembre 2014 gli iscritti erano 4.865, mentre dai dati in nostro possesso al 31 dicembre 2015 risultavano essere 4.700. Quindi 165 iscritti in meno. Una cifra comunque che, tra gli avvocati deceduti e chi ha intrapreso altre vie lavorative, è abbastanza contenuta, siamo al di sotto della soglia del 10%. Il dato da sottolineare, invece, è che, dopo anni di crescita costante con il nostro Ordine che aveva sfiorato i 5mila iscritti, inizia a farsi vedere anche da noi una flessione. 

Un calo che interessa anche i praticanti, vero?

Sì. Per quel che concerne i praticanti la flessione va avanti ormai da due/tre anni: al 31 dicembre 2014 erano 1.230 e alla stessa data del 2015 erano 1.194, quindi 36 in meno. Naturalmente per capire l’impatto che su questo numero hanno potuto avere elementi come un calo nelle iscrizioni all’Università o altri fattori occorrerebbe uno studio più specifico ed analitico.

Quali sono i motivi principali, secondo lei, dell’abbandono?

Per quella che è la situazione generale sicuramente ha inciso l’introduzione dell’obbligatorietà di iscrizione alla Cassa Forense. Se prima era fissata in base al reddito, ora è obbligatoria per tutti. È chiaro che si parla di un costo fisso annuo di un certo rilievo: fino a 1.500 euro l’anno che magari per un giovane avvocato pesano notevolmente. Ma diventa un peso oramai per tutti, anche per chi è nella professione da più tempo. Poi bisogna far fronte ai processi telematici, ad una serie di adempimenti burocratici e di spese che comunque vanno affrontati. E non bisogna dimenticare che operiamo in un contesto di calo complessivo della redditività dovuto a due fattori principali.

Quali sono questi due fattori?

Uno è la crisi economica che per noi trova un effetto nel ritardo dei pagamenti da parte della clientela; l’altro fattore è quello legato ad alcune riforme che hanno penalizzato la professione e la professionalità. Un esempio per tutti l’abrogazione dei minimi tariffari, che ha finito per giovare soprattutto a banche ed assicurazioni che stipulano delle convenzioni con dei legali a prezzi molto bassi. Ma questo non fa altro che comportare un decadimento della qualità del servizio offerto al cittadino. 

 

Alessio Quarta