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Prescrizione inappropriata

L’entrata in vigore del decreto Lorenzin sta seminando il panico tra i medici di famiglia a causa delle nuove regole che impediscono la prescrizione discrezionale a carico del Servizio Sanitario Nazionale di circa 200 esami clinici (tra cui Tac, risonanze magnetiche e test allergologici) a cui i pazienti, con le dovute eccezioni, dovranno ricorrere privatamente

 

Tac, risonanze magnetiche, estrazioni di denti, esami di laboratorio e test allergologici sono solo alcune delle circa 200 prestazioni che, a partire dal 5 febbraio scorso, con l’entrata in vigore del decreto legge Lorenzin sulla cosiddetta “appropriatezza prescrittiva” rischiano di finire sotto la mannaia della spending review. Paradossalmente, però, creando una serie di disagi a pazienti e medici di base, ma non solo, che dovranno ricorrere sempre più a servizi a pagamento anziché usufruire dei vantaggi del Servizio Sanitario Nazionale. 

La ratio alla base del provvedimento è che, spesso, si abusa di queste prestazioni, ad esempio le risonanze magnetiche, anche quando non c’è un reale bisogno. Perciò il Dicastero della Salute, guidato dal ministro Beatrice Lorenzin, ha pensato di introdurre un freno normativo. Da ora in poi, dunque, per fare un esame del colesterolo, qualora i valori siano nella norma, bisognerà pazientare almeno cinque anni prima di potersi rivolgere nuovamente all’assistenza del SSN. Stesso discorso vale per radiografie, tac e risonanze, a meno che non siano presenti traumi e fratture. Se si ha un dolore alla spalla, il paziente verrà messo in cura per quattro settimane, dopo le quali se il dolore persiste si potrà richiedere una prestazione pubblica. Per fugare ogni dubbio, invece, l’unica via è quella privata. Per i medici inadempienti è prevista una pena pecuniaria, di cui ancora non si conosce l’entità precisa, senza contare che dottori di famiglia e specialisti sono al momento sprovvisti del software necessario per le nuove prescrizioni, con il paziente che rischia di essere rimpallato da uno studio all’altro. 

E così la Regione Toscana, il Veneto e la Liguria hanno disposto una sospensione del provvedimento, autorizzando i propri medici di base a continuare, con prudenza, con le normali prescrizioni. La fibrillazione sale di giorno in giorno come testimoniato anche dall’episodio increscioso verificatosi nei giorni scorsi a Monte di Procida, in provincia di Napoli, quando un paziente ha letteralmente picchiato il proprio medico che, in virtù del nuovo decreto, gli negava una risonanza magnetica.

Animi agitati anche in Puglia e in Salento. Un clima infuocato si è registrato nell’incontro all’Hotel Hermitage di Galatina il 31 gennaio scorso in cui i medici hanno evidenziato tutte le lacune del provvedimento ministeriale. Nei giorni scorsi il direttore del Dipartimento, Giovanni Gorgoni, ha firmato una circolare, con l’intento di prendere tempo, in cui si evince che “l’entrata in vigore delle disposizioni del decreto deve intendersi quale avvio di un processo graduale e progressivo di miglioramento dei processi tesi a garantire la maggiore appropriatezza sia in fase prescrittiva sia in fase di erogazione delle prestazioni specialistiche, previa formazione dei medici prescrittori e debita informazione dei cittadini”. 

 

Luigi Pepe: “Una legge sbagliata, che riduce i medici in burocrati” 

 

Un provvedimento che non è applicabile perché è penalizzante per i medici, ma ancor più per i cittadini. Questo in sintesi il pensiero sul decreto Lorenzin del dottor Luigi Pepe, presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Lecce: “Viene a mancare uno dei cardini della medicina, in particolare della medicina di base, vale a dire fare prevenzione. Con questo decreto non sarà più possibile farla, oltre a privare il medico della opportunità che scelga cosa è più giusto fare per il proprio paziente che ha in cura da anni”. 

L’auspicio che Pepe si augura si possa concretizzare è quello di un rinvio dell’entrata in vigore del dispositivo di legge per trovare la giusta soluzione ai tanti problemi da esso sollevati. Su tutti quello di vedere trasformare la figura del medico da uomo di scienza in un burocrate qualsiasi, smistando i pazienti ora da uno specialista, ora dall’altro. Senza contare la necessità, dal lato dei cittadini, di continuare a mettere mano al portafoglio per avere quanto prima esami e risultati svolti presso strutture specialistiche, prima di tornare dal medico di base per vedersi assegnata la cura.

“I medici diventeranno dei veri e propri burocrati anziché fare prevenzione, diagnosi e cura come sarebbe in linea con la loro professione -sottolinea Pepe-. Bisogna sedersi intorno a un tavolo con i rappresentanti delle varie istituzioni per trovare la giusta applicabilità del decreto che, comunque, va modificato nell’interesse innanzitutto del cittadino che ha il diritto ad avere la migliore prestazione possibile”. 

In questo senso va letta con favore, secondo il presidente provinciale dell’Ordine dei Medici, la circolare che porta la firma del direttore Gorgoni la quale, in qualche modo, sancisce una sorta di sospensione, parola che in verità non compare ufficialmente nel documento, sull’entrata in vigore effettiva del decreto in attesa di migliorare i processi per garantire la corretta prescrizione, la migliore formazione per quel che concerne i medici e l’informazione dei pazienti. 

“Ringrazio il direttore Gorgoni per la sensibilità dimostrata ancora una volta nei nostri confronti -chiosa Pepe-. Nessuna posizione ufficiale da parte di Emiliano? Credo che la circolare non sia scevra da una condivisione del Presidente che ha dimostrato in questi anni di comprendere le problematiche che stanno a cuore dei cittadini”. 

 

Alessio Quarta