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Quando l’Unione non fa la forza

La mancanza di una legge ad hoc farà perdere alle Unioni dei Comuni presenti in Puglia (22 in totale, con 102 comuni associati) cospicui fondi statali. Ma queste Unioni sono davvero ancora utili? 
 
La Regione Puglia sotto accusa e, forse una volta tanto, il Governo centrale ha ragione. I fondi destinati ogni anno alle Unioni dei Comuni non saranno erogati in Puglia poiché agli atti di viale Capruzzi non risulta una legge specifica sul tema. La Puglia rimane così a secco a seguito del vuoto legislativo. Il presidente Nichi Vendola lascia così i Comuni associati allo sbando, punendoli ulteriormente rispetto alle altre Regioni d’Italia, più solerte e sensibili.
C’è da chiedersi: è una scelta voluta dal governatore Vendola perché non crede nell’efficienza delle Unione dei Comuni o è stata una dimenticanza? Noi crediamo nella prima ipotesi, perché le Unioni, istituite dal testo unico degli Enti locali del 2000, col passar del tempo hanno visto affievolirsi la loro funzione. Eppure il motto coniato 11 anni fa con la nascita del nuovo organismo  indicava che “la vera forza dei Comuni sta nell’Unione”. 
In una prima fase, dovevano essere gestiti i servizi comunitari, quali lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, la raccolta differenziata, l’osservatorio permanete della salute e l’ambiente, la manutenzione del patrimonio, servizi sociali, riscossione e tributi, polizia municipale, protezione civile, trasporto pubblico locale e scolastico. Insomma, tutti erano convinti che l’azione amministrativa di aggregazione doveva tendere al costante miglioramento dei servizi offerti e al contenimento dei costi. L’alleanza tra i vari Comuni doveva avere anche dei vantaggi economici con la ripartizione di fondi erariali erogati dal Ministero dell’Interno. Da qui la corsa urgente dei sindaci ai finanziamenti, per accaparrarsi i relativi contributi. 
In una seconda fase, sarebbero poi dovuti decollare i progetti di prevenzione per le tossicodipendenze e l’affidamento del servizio di tesoreria comunale in convenzione, ma l’obiettivo principale rimaneva la riqualificazione delle piccole realtà. Un organismo amministrativo dai pieni poteri con presidente della Giunta dell’Unione, presidente del Consiglio, assessori interni ed esterni, consiglieri che dovevano assicurare l’efficienza, l’economicità dei servizi a vantaggio delle collettività. 
Ed invece? È iniziata la corsa alle poltrone, ai gettoni di presenza, alle cariche assessorili, agli accontentini tra chi è rimasto fregato a fare il semplice consigliere comunale. Non si contano poi le prese di posizioni campanilistiche (sede dell’Unione, ricovero degli automezzi, Uffici tecnici e di ragioneria, e così via). Prese di posizione, incontri litigiosi, minacce di crisi amministrativa, abbandoni dalle aule, senza parlare poi dei sindaci che più volte hanno sbattuto la porta per aderire ad un’altra Unione, dove forse ci sarebbe stato più spazio per il proprio Comune. Insomma, si gestiva tutto a colpi di gomito. Infine, c’è chi ha pensato al proprio tornaconto personale e agli interessi dello schieramento politico per contare di più, per avere più peso in Giunta e in Consiglio dell’Unione.
Ed allora quali sono stati i servizi che hanno funzionato a singhiozzo? Per circa 30 giorni all’anno è stato attuato in alcuni Comuni rivieraschi il trasporto estivo bus mare, l’acquisto delle auto blu per la Polizia Municipale (con relativo spreco di fondi in agenti e automezzi, che non giustifica il servizio reso alla collettività), l’assunzione temporanea di ausiliari del traffico, il patrocinio di qualche manifestazione estiva. Il resto? Solo una sorta di toto-nomine che hanno seguito la logica dell’appartenenza territoriale. 
Ma se Vendola crede nelle spese folli e nell’inefficienza delle Unioni, c’è chi invece nei “minuscoli” Comuni si stringe sempre di più la cinghia per sopravvivere. È il caso di Giuggianello, il più piccolo Comune della provincia di Lecce, dove non c’è traccia di auto blu e i proventi dei gettoni di presenza per assessori e consiglieri rimangono nelle casse comunali. Per sopperire alle minori entrate dello Stato, nel territorio comunale il sindaco ha installato degli impianti fotovoltaici sugli edifici comunali, risparmiando così energia elettrica e Co2. Nell’ente locale è il personale dipendente che incide al 60% sul bilancio, il resto viene assorbito dai costi per il conferimento e trasporto dei rifiuti solidi urbani.
Lo “scossone Vendola” per le Unioni servirà a qualcosa? 
 
Giovanni Nuzzo