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Primi e secondi

di Stefano Manca

Durante il concerto romano del Primo Maggio, un artista sul palco a un certo punto ha chiesto al pubblico di fare l’applauso. Il caloroso gesto di consenso, però, non arrivava. E non perché l’artista fosse immeritevole di encomio. Semplicemente, stava piovendo. Gran parte degli spettatori di piazza San Giovanni pertanto reggeva l’ombrello ed era dunque nell’impossibilità di battere le mani. Dietro quella divertente scenetta ho visto la difficoltà di osservare e conoscere spesso le vite degli altri.
Torno un attimo ai concertoni del Primo Maggio. La pioggia li ha in parte ostacolati entrambi, sia quello storico di piazza San Giovanni a Roma che quello, nato in anni più recenti, di Taranto. È bello che i messaggi a sostegno dei lavoratori passino anche attraverso la musica emessa da palchi importanti. Purché da parte nostra non ci si limiti a risolvere le questioni con qualche canzone. Quando dico “da parte nostra” non mi riferisco naturalmente solo ai sindacati (storici organizzatori del concertone romano). In tanti negli ultimi decenni hanno “toppato” nel descrivere il mondo del lavoro e le sue evoluzioni. Dalla politica alla società civile alla classe intellettuale. Nel frattempo la stagione estiva è alle porte: sarà un ottimo banco di prova per vedere, a breve, con quali retribuzioni e mansioni verranno impiegati i lavoratori dalle nostre parti. Intanto non mi tolgo dalla testa l’immagine di quello che sul palco chiedeva l’applauso mentre tutti avevano l’ombrello in mano. Con una metafora, diremmo che l’artista in quel momento rappresentava le istituzioni e il pubblico i lavoratori. Il primo non vedeva i secondi.

(Belpaese del 6 maggio 2023)

 

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