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Pet stop

Sta facendo molto discutere la decisione da parte del Centro di Medicina Nucleare Calabrese di interrompere l’attività della loro Pet-Tac, unica in provincia di Lecce e operativa dal 13 luglio 2010, a causa del mancato rimborso da parte della Regione Puglia del budget relativo alle prestazioni erogate, lasciando così in lista d’attesa 100 pazienti. Una episodio significativo per il nostro territorio, tanto da meritare l’attenzione persino di “Striscia la Notizia”
 
La situazione del fermo della Pet-Tac provinciale sta richiamando l’attenzione di tutti. Protagonista del caso è la strumentazione in dotazione del Gruppo Calabrese di Cavallino, un centro privato che, però, effettua prestazioni mutuabili. La Pet-Tac in questione, unica e sola in provincia di Lecce, ha subito in questi giorni un fermo a causa del mancato finanziamento del budget da parte della Regione Puglia. Come è noto la Regione sta affrontando un periodo molto duro in termini di risorse finanziarie, che hanno costretto il governo regionale a risparmiare, predisponendo un Piano di Rientro e uno di Riordino ospedaliero, che consenta una più razionale ripartizione dei (pochi) fondi esistenti, che peraltro sono destinati quasi interamente alla sanità pubblica. 
Il problema si inserisce in un fenomeno più ampio, che abbiamo già analizzato nel numero di Belpaese del 30 ottobre 2010: la Regione, a causa delle ristrettezze, non sta finanziando il budget relativo ai servizi mutuabili erogati dai centri privati. I laboratori di analisi cliniche sono stati i primi a risentirne, ora tocca alla Pet-Tac, ma la differenza in questo caso è che quest’ultimo è un macchinario che, seppur privato, è presente in un solo centro in provincia di Lecce, quello del Gruppo Calabrese. Come funziona la questione del mancato finanziamento della Pet? Per i  profani, anche quando ci si rivolge in un centro privato convenzionato con la mutua, la sanità pubblica eroga un tot di fondi per ogni mutuato richiedente, che viene attribuito poi al centro privato. Quest’ultimo, però, se non riceve il budget previsto a fronte di una cospicua spesa sostenuta, è costretto a fermarsi, com’è accaduto per il Gruppo Calabrese, che è stato obbligato a mettere anche una parte del personale addetto in cassa integrazione e ha dovuto dire di no a una lista d’attesa, lunga ben cento pazienti. 
In tutta la Puglia, però, il Gruppo Calabrese non è il solo a possedere una Pet-Tac, che si trova anche in strutture pubbliche a Brindisi, Bari e Barletta. Esiste una Pet-Tac anche a San Giovanni Rotondo, luogo quasi simbolico per la funzione stessa del macchinario: la Pet serve, infatti, soprattutto per le diagnosi precoci dei tumori e delle loro metastasi e da qui si comprende come sia una vera e propria necessità. Si pensi poi, non solo al numero di malati di tumore in continua crescita, ma soprattutto alle condizioni della loro malattia, nonostante la quale, data l’assenza di una Pet in loco, si ritroveranno ad affrontare dei viaggi fuori provincia o fuori regione, per un esame che ormai costituisce una routine nella cura oncologica. Ora come ora, però, l’offerta sanitaria leccese in materia di Pet è al di sotto degli standard fissati per legge, cioè una Pet-Tac pubblica per ogni provincia e una privata accreditata ogni 750mila abitanti. 
La faccenda appare tanto grave tanto da meritare l’attenzione persino di “Striscia la Notizia”: Fabio e Mingo si sono recati martedì scorso presso il Centro di Medicina Nucleare Calabrese, per verificare l’efficienza della loro macchina, e per chiedere al rappresentante legale, Giuseppe Calabrese, perché l’azienda privata accreditata di Cavallino abbia deciso di interrompere le prestazioni in convenzione per i pazienti. I reporter di “Striscia la Notizia” hanno ascoltato anche il direttore generale della Asl Lecce Guido Scoditti (a porte chiuse). La puntata andrà in onda tra qualche giorno. 
 
Angela Leucci