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Pescatori in crisi, tra rassegnazione e mea culpa

Gli operatori della “Città Bella” hanno difficoltà a reggere la crisi invernale. E c’è chi pensa di fare il “pescatore part-time”
 
Non è affollato come qualche settimana fa, l’antico porto di Gallipoli. “Per via del fermo biologico che coinvolge lo Ionio per tutto il mese di ottobre -spiegano i pescatori giù al molo- molti operatori rimangono a casa”. Quello della pesca è un settore cruciale per l’intera economia gallipolina e non solo. Qualcuno approfitta del fermo biologico per riparare la propria barca o sistemare le reti e analizza con amarezza l’attuale situazione. “Sto pensando seriamente -racconta uno di loro, il più giovane del gruppo- di cambiare mestiere, almeno per alcuni mesi. Magari andrò a fare il carpentiere, il falegname oppure il muratore. Con la pesca riesco a lavorare solo d’estate!”. 
Sembrerebbe l’umore di un qualsiasi lavoratore che di questi tempi è costretto ad affrontare una crisi economica diffusa che parte da molto lontano. Ma al porto non sono dello stesso avviso: “Le cause di ciò che stiamo vivendo sono ben individuabili. Non crediamo affatto -ci dice uno di loro- che sia una crisi generale, almeno per quanto riguarda il settore della pesca. Realtà molto vicine a noi, che vanno dal brindisino fino ad Otranto, se la passano molto meglio! Un sindaco piuttosto che un altro non cambierebbe la situazione. La politica ci ignora nella sua interezza! Dovrebbero solo metterci nelle condizioni di lavorare serenamente”. 
Qualcuno però va oltre e prova a fare mea culpa, puntando l’indice verso la propria categoria. C’è chi, infatti, se la prende con quelli che in questi anni hanno pescato senza rispettare il mare, utilizzando cioè delle reti a maglie strettissime che hanno seriamente compromesso la vegetazione, sradicando la flora sottomarina ed impedendo quindi ai pesci di riprodursi. “Sotto il mare c’è il deserto”, sintetizza in modo brusco ma efficace un altro pescatore. Anche in questo caso c’è la convinzione che la situazione di Gallipoli sia diversa rispetto ad altre realtà del territorio. “Altrove i controlli sono più serrati. Chiediamo alla Capitaneria di Porto e alla Guardia di Finanza di intervenire a tutela di chi questo lavoro lo fa con amore e rispetto delle leggi”.  
 
(S.M.)