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Pd, chiesto a gran voce il congresso straordinario

Dura presa di posizione del professor Egidio Zacheo e degli esponenti dei circoli “Senza base scordatevi le altezze” e “Nuova Generazione Democratica”, che spingono per l’azzeramento della segreteria provinciale dopo il nulla di fatto dell’assemblea del 22 giugno scorso 
 
Fumata nera all’assemblea provinciale del Pd dello scorso 22 giugno e la resa dei conti è fissata per lunedì 2 luglio dopo la presa di posizione del professor Egidio Zacheo che ha chiesto le dimissioni del segretario provinciale, Salvatore Capone (nella foto), e quindi il congresso straordinario. 
I fatti. È stato il documento firmato da 60 democratici del circolo “Senza base scordatevi le altezze”, ad aprire le ostilità. In sintesi si chiedeva l’azzeramento della segreteria provinciale, in pratica un rinnovamento sì, ma non traumatico. Infatti, in questa ipotesi sarebbe arrivata nuova linfa nell’esecutivo della segreteria provinciale, ma non veniva messo in discussione il ruolo del segretario provinciale, Salvatore Capone. In questa ipotesi si è insinuato Egidio Zacheo che pur condividendo l’analisi politica espressa dal circolo “Senza base scordatevi le altezze”, ha proposto un emendamento con cui ha chiesto a Salvatore Capone di farsi da parte. Accanto al circolo dai rimandi geometrici, c’è anche lo zoccolo duro di “Nuova Generazione Democratica” che all’indomani della sconfitta elettorale partì a testa bassa contro i vertici del Pd.
Intanto un dato balza con tutta evidenza: l’assemblea provinciale è stata “snobbata”. Perché? Dei 200 aventi diritto, ne erano presenti circa 70. Insomma, semmai ci fossero dubbi sullo stato gelatinoso del Pd, l’assemblea provinciale ha emesso un verdetto impietoso: il partito non c’è, piaccia o non piaccia. 
A rendere più opaco lo scenario il silenzio del segretario regionale, Sergio Blasi, e di Loredana Capone, la vicepresidente della Regione che ancora si lecca le ferite della sconfitta elettorale. Dalla parte degli indignati (o rottama tori, o voci critiche, o in qualsivoglia modo si vogliano definire), la vecchia guardia composta da Antonio Maniglio, Antonio Rotundo, Alberto Maritati, Umberto Uccella, oltre ovviamente a Egidio Zacheo. Tutti sono per il rinnovamento, ma non è chiaro con quali criteri: si faranno da parte per fare posto ai giovani che bussano insistentemente alla porta? Vedremo. D’altra le barricate che sinora la base del partito ha voluto alzare contro una gestione del partito fallimentare, secondo il loro punto di vista, non hanno avuto alcun esito complice il fatto che la loro stessa battaglia parte in qualche modo sgonfiata alias poco convinta. 
In sordina quel che si sussurra è che in questo momento in cui le crisi di nervi la fanno da padrone sarebbe auspicabile il “tanto peggio, tanto meglio”. Insomma, l’ideale sarebbe arrivare al muro contro muro e battagliare per vincere la partita, ma nessuno ne ha veramente voglia o forse nessuno si sente talmente forte, politicamente, da poter avere ragione sull’altro. Quindi il peggio è rimanere in questo stato di coma permanente che, paradossalmente, è il meglio sino a dopo le elezioni politiche del prossimo anno. Ma un partito in stato comatoso che partita può giocarsi? Un bel dilemma davvero per chi vorrebbe che tutto cambiasse, ma ancora non trova la mossa giusta per innescare realmente il processo.   
 
Maddalena Mongiò