Affascinati dall’architettura rinascimentale, dal bianco del barocco o dalla possanza delle costruzioni spagnole, molto spesso, noi salentini abbiamo trascurato una importante fase della nostra storia. L’Età medievale è stata per lungo tempo oggetto di rari studi e, comunque, poco presente nelle ricostruzioni folkloristiche di carattere civile e religioso sviluppatesi soprattutto a partire dalla seconda metà del Novecento. Questa età, in linea con vecchie interpretazioni storiche diffuse anche sul piano internazionale, è stata spesso liquidata come un’era di arretratezza culturale, povertà e carestie in netto contrasto con i fulgori dell’Età classica che la precedette e del Rinascimento che la seguì. Solo recentemente il Medioevo, in Puglia e nel Salento, è stato rivalutato e giustamente considerato come un periodo ricco di fermenti culturali, artistici, politici ed economici. L’avvento delle dinastie normanne, l’ascesa e la caduta di svevi, angioini ed aragonesi, la grandezza di principi come Tancredi di Lecce, Raimondello Orsini del Balzo e di nobili casati, la crescita dei commerci e dei traffici nei porti dell’adriatico, il fervore religioso accompagnato dallo sviluppo di vere e proprie università e cenobi, regalarono alla nostra terra un periodo di grandiosità e splendore. Uno splendore capace di riverberarsi tuttora nelle tracce artistiche ed architettoniche di quell’epoca ma soprattutto nelle varie ricostruzioni storiche e folkloristiche oramai di moda in numerosi paesi della nostra terra. Come detto in precedenza, Raimondello del Balzo per dimostrare il suo amore a Maria D’Enghien organizzò in suo onore tornei, feste, palii e giostre.

Come detto in precedenza, da un po’ di tempo il Medioevo sembra essere ritornato di moda, soprattutto nelle estati salentine. I natali medievali organizzati ad Otranto, “lu masciu” ricostruito a Sannicola o i palii di San Cassiano, Collemeto e Tricase, sono solo alcune delle numerose manifestazione di carattere medievale cui si può assistere in Salento. Una moda dunque, ma non per questo da sottovalutare. Particolarmente affascinante il palio di Tricase, con la competizione tra le sei contrade cittadine (Depressa, Caprarica, Lucugnano, Sant’Eufemia, Tricase, Tutino), le sfilate a cavallo, le comparse in abiti sfarzosi e decorati. La lotta non è certo sanguinosa come nei pali medievali, né tantomeno la conquista di un gonfalone rappresenta una reale supremazia di una contrada rispetto all’altra. Tutto ha un carattere ludico, folkloristico. Qui, come in altri luoghi, ci troviamo di fronte, nel complesso, a ricostruzioni spesso fantasiose, che accorpano elementi a volte neanche autoctoni o comunque appartenenti a diverse tradizioni. Al di là di ciò questo tipo di manifestazione contribuisce a ridare luce e colore ad un’epoca per troppo tempo considerata buia.
Alessio Palumbo


