Cerca

Il Medioevo in Terra d’Otranto

Dagli statuti di Maria d’Enghien agli eventi ludici

Il 14 luglio del 1445 vennero emanati gli “Statuta et capitula florentissimae civitatis Litii”, una raccolta di leggi ed atti amministrativi, redatti in forma scritta nel 1473 da Antonello Drimi. Si tratta di un documento estremamente moderno, volto a regolare la vita sociale di Lecce e del suo circondario. In esso ritroviamo disposizioni riguardanti i doveri del sindaco, l’organizzazione urbana, la ripartizione delle tasse e persino la disciplina sulla pulizia della città, le norme da rispettare in caso di incendi, etc. Al di là dello specifico contenuto di questo importante atto amministrativo vecchio di 564 anni, un elemento di straordinaria significatività lo si può ritrovare nel fatto che la vera fautrice e promulgatrice di questa raccolta di regolamenti amministrativi e  fiscali fu una donna, Maria d’Enghien contessa di Lecce.
Maria D'EnghienLa vita di Maria d’Enghien emana tuttora un fascino ed un interesse tale da non poter essere sintetizzato in poche righe. La sua figura di condottiera, moglie, amante, sovrana, cultrice delle arti, ma soprattutto di regina triste perché costretta ad abbandonare la sua adorata città per andare in sposa al re di Napoli, ha riempito pagine e pagine di letteratura e studi storici. Non sempre la tradizione rispecchia la realtà delle cose ed un capovolgimento della classica immagine di questa donna potrà essere un utile spunto per addentrarci in un mondo particolare: quello delle feste medievali.
Come sostenuto da Daniela Bacca  nel suo testo Maria d’Enghien. Donna dei sui tempi. Donna oltre i tempi. Donna di questi tempi., all’epoca del suo primo matrimonio con Raimondello Orsini del Balzo, principe di Taranto e conte di Soleto e Galatina, Maria d’Enghien non era una donna triste, ma una vitale principessa capace di organizzare numerose iniziative culturali, feste, tornei etc. Lo stesso principe di Taranto “innamorato della ‘nostra Maria’ (come familiarmente veniva chiamata dai leccesi) organizzò in suo onore diverse giostre, fu il padre dei suoi quattro figli e la coinvolse nei progetti governativi come la fondazione del Tribunale  “Concistorium Principis” per l’amministrazione della giustizia”.
Ma cos’erano queste feste e queste giostre? E soprattutto cosa ne rimane ai nostri giorni? Il medioevo rappresenta, oggigiorno, non solo l’oggetto di studio per pochi cultori della materia, ma una sorta di riscoperta delle proprie radici. Per secoli nel Salento e nel resto d’Italia l’età medievale è stata “vittima di pregiudizi” storici, che l’hanno relegata ad essere un periodo di oscurantismo o, peggio ancora, una semplice età di passaggio. La riscoperta dei suoi lati ludici e sfarzosi coincide dunque con un primo importante passo verso il recupero di alcune delle nostre radici per troppo tempo ignorate.

Alessio Palumbo