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Numero illegale

Con 4.604 avvocati iscritti all’Albo, la provincia di Lecce si colloca ai primi posti in Italia per numero di professionisti legali rispetto agli abitanti (il rapporto è di 1:176). Una situazione insostenibile che rende difficile l’esercizio della professione forense, specie per i più giovani. Luigi Rella, presidente provinciale dell’Ordine degli avvocati, punta il dito sulle carenze dell’orientamento scolastico e della formazione universitaria
 
La profonda crisi di legalità, che attraversa l’Italia dalle alpi al Tavoliere, che lambisce e non esclude nessuna categoria sociale e che interessa in modo trasversale tutte le forze politiche, rendono l’esercizio della professione forense difficile o confuso. Nel 1988 il Codice Deontologico degli avvocati europei ha affermato la responsabilità della professione verso la società. Insomma, mentre gli avvocati “non di grido” si dibattono a trovare spazi, mandati e incarichi tra la numerosa schiera di colleghi, a livello europeo si fissano gli steccati e si rimanda ad un profilo alto della professione e alla responsabilità sociale di chi la esercita. Da una parte i mostri sacri dell’avvocatura, uno per tutti il compianto Vittorio Aymone, dall’altra l’inesorabile declino ad esistere soltanto come prestatori di servizi a pagamento (per quanto tecnicamente qualificati) in un mercato indifferente ai doveri dell’etica e della responsabilità sociale che all’avvocato non richiede né apprezza indipendenza e rigore morale. È il male del nostro tempo o meglio il figlio naturale di questa nostra società che ha cambiato le regole del gioco o sta tentando di cambiarle. 
Accade così che, in una folta categoria che nella nostra provincia possiede un rapporto pazzesco di 1 avvocato ogni 176 abitanti, sia quasi ovvio che il professionista si attrezzi a diventare impresa e far sua la legge del mercato. Gli avvocati che esercitano da molti anni si sentono quasi accerchiati dai giovani disposti a tutto pur di avere un mandato. Un cliente scontento per il consiglio del legale di fiducia a lasciar perdere una causa persa può sicuramente trovarne uno, tra i 4.604 iscritti all’Ordine, disposto a mettere nero su bianco le sue ragioni e a discuterle in un’aula di tribunale. Il tutto mentre aumentano le contestazioni dell’Ordine professionale alle continue trasgressioni al Codice Deontologico. 
Da anni si discute di riforma della giustizia, da anni si costruiscono ipotesi sul funzionamento della giustizia, ma nessuna riforma può funzionare se non si affonda il bisturi sino in fondo ad aprire la piaga purulenta pulendo dall’infezione che guasta il tessuto. Nessuna riforma può risolvere i problemi se non li affronta nella sua complessità che in questo caso passa anche dall’università e dalla formazione, da regole del gioco da rispettare, da un recupero di valori e dignità dell’esercizio della professione. 
 
Maddalena Mongiò
 
 

Luigi Rella: “Aumenta vertiginosamente il numero degli avvocati”


Il presidente dell’Ordine degli Avvocati della provincia di Lecce sottolinea come la professione di avvocato sta diventando sempre più quella scelta da molti giovani, anche a causa della mancanza di orientamento nella scuola superiore
 
Un avvocato ogni 176 residenti. È questo il bilancio di una professione, quella dell’avvocato, ancora oggi molto ambita tra i ragazzi. Sono tanti quelli che, all’uscita dai licei (ma anche dagli istituti tecnici e non solo) scelgono Giurisprudenza come facoltà universitaria, forse anche affascinati dall’immagine dell’avvocato fornita da film e telefilm che non danno la giusta misura della realtà anche perché ogni Stato ha una procedura penale differente, basata sul proprio sistema legislativo. Nell’immaginario collettivo l’avvocato rappresenta una professione rispettabile e facoltosa, anche se poi di fatto la concorrenza rende la “torta” spartibile in pezzetti molto più piccoli di quelli che si sognavano al primo anno di università. Abbiamo ascoltato in merito il presidente dell’Ordine degli Avvocati, Luigi Rella, che ci ha parlato dello stato di salute della professione nel nostro territorio, sfatando leggende metropolitane e descrivendo una contesto spesso molto difficile.
Le statistiche hanno indicato il dato in provincia di Lecce della presenza di un avvocato ogni 176 abitanti. Cosa comporta questo per la vostra professione?
Il sovraffollamento degli avvocati rappresenta un problema a Lecce, ma accade in tutta Italia. Ad esempio, in Campania c’è un avvocato ogni 90 residenti. Certo, noi non godiamo di una posizione migliore, ma dobbiamo comprendere che si tratta di un fenomeno comune al resto d’Italia e anche per le altre professioni. Teniamo conto che la disoccupazione giovanile colpisce tutti i mestieri, come pure l’artigianato: i giovani trovano poco spazio per avviarsi alla professione e spesso non ricevono da questa un sostentamento decoroso.
Che ruolo ha l’università, in particolare l’Università del Salento in tutto questo?
L’università sforna troppi laureati in Giurisprudenza, che devono poi trovare lavoro. Spesso i ragazzi si iscrivono a questa facoltà sperando di trovare ulteriori sbocchi, ma altrettanto spesso la colpa è della scuola superiore che non seleziona, non avvia un vero percorso selettivo che li indirizzi veramente per quelle che sono le loro attitudini. Esistono anche altre facoltà con pochi sbocchi: cosa si farà con la laurea in Scienze Politiche per esempio? Bisognerebbe fare un’indagine a scuola per vedere cosa viene detto ai giovani, e perché si sceglie sempre più Giurisprudenza. Ma i ragazzi andrebbero guidati meglio, molto viene lasciato all’improvvisazione dei ragazzi tessi. 
Si dice che a Lecce esista una “leggina”, una norma non scritta che impedisce a un numero eccessivo di praticanti di iscriversi in all’Ordine ogni anno. È vero?
No, si tratta di una leggenda metropolitana, è una sciocchezza enorme che non ha agganci con la realtà. Anche perché i compiti dell’esame di Stato non vengono corretti a Lecce, ma in altre sedi. Anche se devo ammettere che la selezione viene fatta con superficialità, tanto che gli iscritti all’Ordine sono aumentati moltissimo, poiché un contenimento reale non c’è stato. Ma accade dappertutto: a Milano si è passati da un 20% a un 90% di promossi rispetto alla correzione dei compiti in sede, a Lecce dal 40% al 60%.
Sono state tante le sanzioni nell’ultimo periodo comminate dall’Ordine agli avvocati. Perché manca la deontologia tra i professionisti? 
Da quando esistono gli avvocati, esistono i provvedimenti per la disattesa delle norme comportamentali. Questo fenomeno è causato da molte ragioni, a volte perché ci sono alcuni che si fanno prendere dalla foga, oppure altri che non tengono conto che nella difesa bisogna essere terzi. Altri ancora sono scorretti, ma questo può accadere in tutte le categorie professionali, dipende dalle persone. Per quello che riguarda la formazione deontologica, esiste un esame di deontologia all’interno dell’esame di Stato, cui ci si prepara grazie all’avvocato presso cui si svolge la pratica. Inoltre, si tengono corsi per la formazione permanente dell’Ordine, in cui trattiamo, se non tutti, gli aspetti più salienti cui uniformarsi. Tra le norme deontologiche più disattese ci sono i cattivi rapporti tra colleghi o nei confronti del cliente, o anche cattivi comportamenti in udienza nei confronti di magistrati e cancellieri. Ma soprattutto tra colleghi persistono rapporti che si snaturano e degenerano.
 
Angela Leucci