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Nucleare, la Corte Costituzionale “congela” la legge regionale

La suprema Corte ha respinto le leggi di Puglia, Basilicata e Campania convinte di poter decidere in autonomia sul ritorno del nucleare. La competenza, secondo i giudici, è totalmente del Governo centrale
 
Nucleare? Non è materia di competenza regionale ma dello Stato. Arriva dalla Corte Costituzionale l’ultima parola sul conflitto di competenze che già da tempo aveva opposto il governo centrale agli enti regionali sulla possibilità di decidere l’installazione sul territorio di impianti di produzione di energia nucleare, di fabbricazione di combustibile nucleare e di stoccaggio di rifiuti radioattivi. Le norme di Puglia, Basilicata e Campania sarebbero illegittime perché avrebbero invaso alcune sfere di competenza esclusiva dello Stato: in particolare i depositi di materiali e rifiuti radioattivi riguarderebbero la materia statale in fatto di tutela dell’ambiente (art.117, secondo comma, lettera s), mentre per quanto riguarda l’installazione di impianti di energia nucleare sarebbe stata lesa la competenza esclusiva dello Stato in materia di sicurezza (art.117, secondo comma, lettere d e h). Le motivazioni non sono state ancora rese note ma in base al ragionamento dei giudici costituzionali, le regioni non possono riprodurre con legge propria le situazioni che considerano più corrette riguardanti l’installazione di impianti, ma possono tutt’al più decidere di impugnare le leggi statali dinanzi alla Consulta. 
Nello scorso settembre la Sogin, la società controllata dal ministero dell’Economia e creata per la gestione degli impianti nucleari, aveva individuato 52 aree con le caratteristiche appropriate per ospitare i siti per le scorie radioattive. Le aree, di circa 300 ettari, dovrebbero ospitare anche un “parco tecnologico” e dovrebbero essere sparse su tutto il territorio italiano con particolare riferimento al Viterbese, alla Maremma, alle colline emiliane, alcune zone del Piacentino e del Monferrato, all’area di confine tra la Puglia e la Basilicata. Nel Salento, in un ragionamento per esclusione, le candidate dovrebbero essere Casarano e Otranto in provincia di Lecce, Avetrana nell’area di Taranto e Mesagne nella zona di Brindisi. La scelta del deposito nazionale per le scorie non sarà imposta e avverrà, secondo quanto stabilito dal consiglio dei ministri, d’accordo con le Regioni, con una sorta di messa all’asta: la comunità che accetterà i depositi radioattivi sarà infatti compensata con incentivi economici e benefici fiscali. Di recente si è avuta anche la nomina dei vertici dell’Agenzia per la sicurezza del nucleare con la designazione, non priva di polemiche, del senatore Pd, Umberto Veronesi. 
Il compito della Corte Costituzionale non è comunque terminato perché i giudici devono ancora esaminare i ricorsi di quelle Regioni che hanno impugnato il decreto delegato in cui sono indicate le aree che potranno essere scelte dagli operatori per la costruzione delle prossime centrali nucleari. E per di più è in dirittura d’arrivo presso la Corte Costituzionale il quesito referendario promosso dall’Italia dei Valori contro l’utilizzo dell’energia nucleare in Italia. Il quorum delle 500mila firme necessarie sarebbe stato raggiunto. Una volta terminata la procedura, la Cassazione passerà la responsabilità alla Corte Costituzionale, che probabilmente già nella prima seduta del 2011 dovrà esprimersi sul via libera o meno al referendum sul nucleare.