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Braccio di ferro a Palazzo Carafa

Diventano roventi i “temi caldi” che interessano i conti delle casse comunali. Il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, sempre più alle prese con gli affaire via Brenta, Sirti e Soget, per la quale l’ex consigliere Carlo Salvemini ha chiesto l’intervento della Corte dei Conti  
 
I conti non tornano ancora a Palazzo Carafa. Negli ultimi giorni il sindaco di Lecce, Paolo Perrone (nella foto), ha infatti dovuto fronteggiare un attacco concentrico sulle questioni calde, tutte ancora sul tappeto. La partita vede impegnati, da diverse prospettive, il sindaco, i suoi avversari politici ma anche  le società coinvolte nelle grandi opere del Comune, come la società milanese Selma Bpm e la Sirti, capofila dell’associazione temporanea di imprese che ha eseguito i lavori del filobus. 
L’ultima ad avere la parola è stata Selma. La società del leasing milionario sui palazzi di via Brenta ha infatti smentito quanto dichiarato solo alcuni giorni fa da Perrone sul possibile accordo risarcitorio. “L’offerta al Comune di Lecce non è di 3 milioni, come dichiarato dal sindaco Perrone, ma di 4 milioni e mezzo”, ha dichiarato martedì il rappresentante di Selma, Oreste Dominioni. Secondo l’avvocato, in ogni caso, quel contratto di leasing per i palazzi giudiziari di via Brenta, disconosciuto dalla Giunta comunale e su cui è in corso anche un’indagine della Procura, resta valido. Naturalmente il contenzioso porta con sé altri grattacapi economici, visto che dalla scorsa estate Palazzo Carafa ha congelato il canone per i palazzi e sta anche cercando un’altra sede per il tribunale civile. 
Come se non bastasse, prosegue intanto l’aspra querelle con l’opposizione di centro sinistra cittadina sul filobus. Il sindaco aveva accusato dei ritardi lo staff tecnico, puntando il dito sul dirigente che firmò le proroghe per i lavori, il portavoce della minoranza, Antonio Rotundo aveva ribattuto accusandolo di comportarsi come Pilato. “Sui ritardi del filobus, il sindaco di Lecce si lava le mani e tira in ballo il dirigente Sergio Aversa per coprire le sue responsabilità politiche e amministrative, ma è contraddetto dagli atti di Giunta”. In ballo c’è infatti una variante che avrebbe causato altri ritardi. 
Infine, ma di certo non meno pesante, c’è l’affare Soget con l’accusa di Carlo Salvemini che ha già interessato la Corte dei Conti sulla veridicità del bilancio comunale. L’accusa di Salvemini poggia sul mancato recupero dell’evasione di Ici e Tarsu, affidata alla Soget senza che a suo dire ne avesse diritto. Per l’ex consigliere comunale, tornato all’attacco lunedì scorso con accanto anche la consigliera socialista Paola Spoti, esiste una grave incongruenza tra la cifra di 27 milioni di euro che l’Amministrazione ha previsto in bilancio come provento della lotta all’evasione fiscale ed i soli 400 atti di riclassamento degli immobili che l’Agenzia del Territorio ha inviato ai cittadini, gli atti insomma propedeutici all’accertamento fiscale da parte del Comune. “Da dove vengono dunque tutti i milioni che la Giunta dice di aver recuperato?”, si chiede Salvemini. L’assessore al bilancio, Attilio Monosi, gli risponde con altri numeri: “Salvemini sbaglia nel ritenere che tutta l’azione di lotta all’evasione da parte dell’ente si riduca al riclassamento degli immobili che invece ne rappresenta solo un decimo”. Salvemini controreplica: “Allora ci dimostrino che esistono altri accertamenti, aspetteremo fiduciosi”. 
 
Alessandra Lupo