È un coro unanime quello che arriva dai sindaci dei Comuni dell’Unione della Grecìa Salentina, ai quali si uniscono le associazioni ambientaliste, contro l’ipotesi di utilizzo dell’impianto di Corigliano d’Otranto, situato in corrispondenza della più grande falda acquifera del territorio che fornisce il 30% dell’acqua potabile nelle nostre case. Intanto la Regione Puglia prende tempo e gli impianti di compostaggio (utili per prevenire le emergenze rifiuti) rimangono sulla carta
Anche se a intervalli più o meno lunghi, l’emergenza rifiuti continua ad essere da anni una delle piaghe della provincia di Lecce. L’ultimo caso si è verificato nelle scorse settimane nel Nord Salento, con cassonetti nelle strade ricolmi di sacchetti dell’immondizia, a causa del blocco dell’attività dell’impianto di biostabilizzazione di Cavallino, dovuto a sua volta alla temporanea chiusura della discarica di Statte, che raccoglie il materiale non riciclabile proveniente proprio da Cavallino. Lo stop della struttura della città in provincia di Taranto era stata resa necessaria per consentire lo svolgimento dei controlli, stabiliti dalla Regione, dopo ogni conferimento di 2.500 tonnellate di materiale.
Una situazione diventata subito non sostenibile, e per metterci una “pezza” definitiva erano state prospettate diverse soluzioni, tra cui l’apertura della ex discarica di Corigliano d’Otranto, realizzata ma mai entrata in funzione. Questa era l’idea del sindaco di Lecce Paolo Perrone e pare anche quella soprattutto del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Una prospettiva che ha però spaccato il mondo politico regionale e salentino, che ha registrato la ferma contrarietà all’apertura della struttura del Movimento 5 Stelle, soprattutto per voce di Cristian Casili, e soprattutto di Sergio Blasi, consigliere regionale più suffragato del Pd e sostenitore dello stesso Emiliano.
A fare però le barricate contro questa possibile soluzione è tutta la Grecìa Salentina e tutti i dodici sindaci dei Comuni che ne fanno parte. Una presa di posizione unanime, quindi, che è stata ufficializzata con un documento presentato lo scorso 4 maggio proprio a Corigliano d’Otranto nel corso della riunione di Giunta dell’Unione della Grecìa, mentre il 6 maggio il corrispondente Consiglio richiederà ufficialmente lo stralcio dal Piano regionale dei rifiuti della discarica di Corigliano d’Otranto e della riconversione ad altro utilizzo. Sono soprattutto ragioni a tutela dell’ambiente e della salute pubblica quelle che a supporto del “no” all’apertura della ex discarica, che sorge sopra la più importante falda acquifera del territorio, quella che fornisce il 30% dell’acqua potabile alle abitazioni. Il timore è che il percolato possa infettare la falda e a nulla valgono le rassicurazioni dell’assessore regionale all’Ambiente Domenico Santorsola.
Nei giorni scorsi la discarica di Statte è stata nuovamente e temporaneamente chiusa, ma è stata trovata una soluzione tampone nella struttura di Cavallino, che continuerà a lavorare anche grazie al contributo di quella di Grottaglie. Ma i sindaci dei Comuni della Grecìa Salentina chiedono chiarezza a Emiliano e soprattutto la certezza che la discarica di Corigliano non venga toccata.
Intanto Emiliano prende tempo, tra ritardi e silenzi. E i nuovi impianti di compostaggio rimangono sulla carta
La vicenda che ruota attorno alla discarica di Corigliano d’Otranto è solo uno degli aspetti che descrivono il precario e approssimativo sistema di gestione dei rifiuti della Puglia, e ora che l’emergenza è tornata a palesarsi ci si aspetta che la Regione studi e concretizzi nel più breve tempo possibili delle soluzioni idonee. Al momento, però, si è ancora in alto mare, e con l’estate non più così lontana si avvicina anche il periodo in cui i turisti cominceranno a raggiungere il Salento.
L’ente di via Capruzzi è al lavoro sulla nuova legge dei rifiuti, sostituiva dell’attuale piano regionale, e che dovrebbe essere presentata in Consiglio a breve; il nuovo documento prevede la creazione di una Agenzia unica regionale, l’organo principale del nuovo sistema, e il ridimensionamento numerico degli Aro (Ambiti di raccolta ottimale), uno per ognuna delle sei province pugliesi.
Di prioritaria importanza sarà poi la percentuale della raccolta differenziata, che in Puglia si attesta a circa il 30%, un valore non sufficientemente alto e che è il risultato della scarsità di impianti di compostaggio presenti sul territorio regionale. In provincia di Lecce già da tempo si discute della realizzazione di tre strutture di questo tipo, ma anche qui si è ancora lontani: i Comuni salentini individuati come sede degli impianti di compostaggio sono Tricase, Soleto e Cavallino; nel primo caso la gara indetta è andata deserta, nel secondo ancora non si è proceduto ad alcun bando, mentre per Cavallino è ancora in discussione a riconversione del suo impianto di biostabilizzazione.
Lo stallo della Regione Puglia va poi di pari passo con il silenzio di Michele Emiliano, il quale scorsi giorni aveva smentito l’organizzazione di un incontro con il sindaco di Lecce Paolo Perrone, subcommissario per l’emergenza rifiuti nel Salento, che quest’ultimo aveva però annunciato. Un incontro si è invece tenuto lo scorso 2 maggio a Lecce tra Perrone, Fernando Buonocore, direttore dell’Oga Ato (Autorità unica di gestione dei rifiuti della Provincia di Lecce) e i rappresentati dei gestori degli impianti di Statte e Cavallino, rispettivamente “Cisa” e “Ambiente e Sviluppo”. Da questo incontro è emersa la soluzione tampone alla temporanea chiusura della discarica di Statte, che probabilmente durerà fino all’inizio della prossima settimana, continuando a far conferire i rifiuti a Cavallino ed, eventualmente, a Grottaglie, che comunque accoglierà quelli del brindisino e di altri comuni leccesi. Una soluzione dettata dall’attuale emergenza, quindi, ma anche dal silenzio del Regione.
Alessandro Chizzini