Le dimissioni di Vaglio hanno scatenato l’ennesima crisi di difficile soluzione. Polemiche, scontri ed incontri tra le forze politiche, ma la città attende delle risposte ai problemi reali
A giudicarla col senno del poi, è stata una soluzione inevitabile. Troppi litigi, accrocchi, vendette interne, corse alla poltrona: una situazione insostenibile e durata forse troppo a lungo.
Alla fine Antonio Vaglio (nella foto) ha deciso di mollare il timone di una nave dove non sono mancati, soprattutto negli ultimi mesi, gli ammutinamenti. L’ennesimo attacco pervenuto dalla segreteria del Pd, le beghe interne alla giunta, i diffusi contrasti nella maggioranza, il defilarsi dei fautori della rinomata “fase due”, basata sull’asse Pd-IoSud, hanno causato ciò che le opposizioni di centrodestra, in questi anni, non sono riuscite mai ad ottenere. Si è trattato, dunque, dell’ennesima implosione di un sistema oramai logoro.
Siamo dunque ai titoli di coda della lunga amministrazione Vaglio? Nulla fa pensare il contrario, a meno che non ci si voglia attaccare ad alcune parole, dette e non dette, a gesti come quello del consigliere d’opposizione Walter Mirarco, dimessosi in contemporanea col sindaco (secondo alcuni per far parte di un Vaglio quater), alle aperture di credito di Io Sud verso lo stesso Vaglio. Volendosi basare esclusivamente sulle evidenze, siamo alla vigilia di una nuova fase per la vita amministrativa e politica cittadina. Una fase dai contorni ancora incerti: gli schieramenti in campo non sono definiti, ma di certo non mancano le prime fibrillazioni. Il centrosinistra, di fatto, rappresenta un coacervo di idee, personalità e gruppi di potere poco malleabili. Vaglio, esperto navigatore dei marosi politici, è riuscito a mantenerlo unito con un’abilità riconosciutagli, in positivo e negativo, da tutte le compagini di Palazzo Personè.
Naturalmente, il suo abbandono non esclude un eventuale ritorno. Ma, nella non remota ipotesi di un ritiro dalla scena politica neretina da parte del primo cittadino, chi potrà prendere il suo posto? Chi potrà garantire l’unità al centrosinistra? Gli esponenti con maggiore seguito elettorale (Natalizio, Falangone, Caputo, etc.) difficilmente potranno dar vita ad uno schieramento politico ampio e compatto. D’altro canto, lo scompaginamento delle fila della maggioranza, non implica una sicura vittoria del centrodestra in eventuali elezioni, più o meno prossime. Anzi! Come insegna la saggezza popolare, se Atene piange, Sparta non ride. Ed infatti, appena dimessosi Vaglio, sono scattate le rese dei conti nel centrodestra con attacchi, più o meno violenti, tra La Puglia prima di tutto di Frasca e Nuovo corso per Nardò. L’asprezza del confronto rende assai arduo preventivare una composizione dello stesso.
Questa la situazione politica. Qualsiasi sviluppo futuro, al momento, può essere esclusivamente frutto di ipotesi, previsioni e fantasie suscettibili di smentita e ribaltamento. Di certo una soluzione, possibilmente rapida, si impone: la città, con le sue mille esigenze ed i suoi innumerevoli problemi (dalla questione rifiuti al bilancio, dalle opere pubbliche al declino del nosocomio) richiede interventi energici ed immediati. Il sentimento diffuso nell’opinione pubblica è chiaro: la politica faccia il proprio corso, per definire e superare l’ennesima crisi, ma successivamente lasci il posto alla pura attività amministrativa.
Alessio Palumbo