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Luigi Spedicato: “Il fantacalcio? Non crea ludopatia”

L’attrazione provocata dal “gioco più bello del mondo dopo il calcio” nell’analisi di un esperto di fenomeni sociali per il quale lo stesso rappresenta una metafora della nostra società

 

“La ludopatia è altra cosa che stare chiusi ore dentro la propria stanza ad elaborare la migliore formazione possibile per giocare al fantacalcio”. Questo è parte del pensiero di Luigi Spedicato, professore associato di Sociologia dei Processi culturali e comunicativi presso la Facoltà di Scienze Sociali, Politiche e del Territorio dell’Università del Salento. Per il docente, inoltre, questo gioco costituisce un riflesso della società. 

Professor Spedicato, può il fantacalcio provocare ludopatia? 

Il soggetto ludopatico è una persona sola che stabilisce rapporti solo virtuali sia con il gioco sia con la comunità di altri giocatori, anch’essa però solo virtuale, isolandosi fisicamente dal mondo. Il Fantacalcio ha invece una dimensione collettiva e un forte ancoraggio alla realtà che derivano dalle sue stesse regole, come la valutazione dei giocatori, la formazione da schierare o il calendario del campionato. Bisogna fare attenzione a non fare di tutta l’erba un fascio solo perché un certo numero di appassionati  trascorre del tempo chiuso a casa a studiare il fantacalcio, magari di fronte ad uno schermo. 

Perché il fantacalcio attrae così tanto? 

Si possono individuare due elementi principali. Il primo è insito in qualsiasi altro gioco e riguarda la sfida, il suo brivido e l’eccitazione che procura. I giocatori si mettono alla prova e sfidano la sorte o anche le proprie capacità. C’è un elemento di forte gratificazione nella sfida; una sfida sì intellettuale, ma che produce una scarica adrenalinica, una modificazione ormonale del nostro corpo, eccitazione e brivido appunto. 

Ha parlato anche di un secondo elemento. Di quale si tratta? 

Mi riferisco alla socialità. Il calcio è una perfetta metafora di due componenti assolutamente tipiche dell’essere umano e della società umana: individualità e collettività. Ognuno di noi si vede come un individuo unico, ma al tempo stesso è consapevole di far parte di un organismo collettivo che si chiama società. Il calcio è proprio questo: esiste un collettivo che si chiama squadra, all’interno della quale ci sono gli individui, i singoli atleti, dei personaggi dai quali ci aspettiamo che facciano qualcosa di straordinario che li distingua e li faccia venir fuori dalla squadra, i fuoriclasse appunto. Ebbene, il fantacalcio è un gioco straordinario, perché permette al giocatore di costruire la propria società ideale attraverso la metafora della costruzione di una squadra di calcio ideale. É una metafora della società e dell’individuo, ecco perché attira così tanto. 

Condivide la scelta degli Stati Uniti di vietare la loro versione del fantacalcio? 

No, anche perché qualsiasi attività si presta a diventare un gioco d’azzardo. Non credo sia una mossa utile a contrastare il fenomeno, soprattutto visto le tante possibilità che si trovano on line. Il problema sono i meccanismi che generano i bisogni per avere denaro, ma fortunatamente la stragrande maggioranza gioca al fantacalcio per divertirsi insieme agli altri e condividere questa esperienza. 

 

Alessandro Chizzini