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Luca Barbareschi porta al Politeama “Il discorso del re”

Il 27 marzo andrà in scena una pièce straordinaria che parla dell’immagine che proiettiamo e del modo in cui arriviamo a proiettarla all’esterno 

 

Dall’Oscar al palcoscenico. Arriva il 27 marzo alle 20.45 al teatro Politeama Greco di Lecce Il discorso del re, con la regia e l’interpretazione dell’attore Luca Barbareschi (nella foto). La pièce, scritta da David Seidler, è stata oggetto di un film che nel 2011 vinse l’Oscar e tratta dei problemi di balbuzie di re Giorgio VI, padre dell’attuale sovrana Elisabetta d’Inghilterra, e al rapporto con il logopedista Lionel Logue che lo ha in cura. 

In origine, la storia nasce come testo teatrale: la commedia è ambientata in una Londra surreale, a cavallo tra gli anni ’20 e ’30, ed è incentrata sulle vicende di Albert, secondogenito balbuziente del re Giorgio V. Dopo la morte del padre, il timido e complessato duca di York non sarebbe dovuto salire al trono d’Inghilterra. Il primogenito era infatti Edoardo, che divenne re ma che, per amore di Wallis Simpson, abdicò neppure un anno dopo. A Bertie, o meglio ad Albert Frederick Arthur George Windsor, toccò il peso della corona diventando sovrano con il nome di Giorgio VI. Un uomo atipico che fu re molto amato dal popolo, legato da vero amore alla moglie, la volitiva Elisabetta Bowes-Lyon. Un’insicurezza che si esprimeva attraverso una balbuzie invalidante e impossibile da gestire nei numerosi e imbarazzanti discorsi pubblici cui era tenuto. Venne portato dalla moglie in visita dal logopedista australiano Lionel Logue, dai metodi anticonformisti. 

Una commedia umana, sempre in perfetto equilibrio tra toni drammatici e leggerezze, ricca di ironia ma soffusa di malinconia, a tratti molto commovente, ma capace anche di far ridere. Nel cast dello spettacolo figurano anche Filippo Dini, Astrid Meloni, Chiara Claudi, Roberto Mantovani, Mauro Santopietro, Ruggero Cara, Giancarlo Previati. “È una bellissima storia sul senso di responsabilità e sulla dignità del ruolo -spiega Barbareschi- anche quando tale ruolo non è atteso né desiderato, sulla solidarietà familiare e sulla forza di volontà che permette di superare ostacoli apparentemente insormontabili. Albert è il minore dei figli di Giorgio V e soffre di una pronunciata balbuzie, che è il lascito di un’infanzia poco amata, trascorsa nelle mani di una bambinaia che lo detesta, mortificata dall’imposizione di apparecchi ortopedici e dalla correzione del mancinismo. La balbuzie lo rende poco adatto al suo ruolo istituzionale in un’epoca in cui la radio comincia a modificare i rapporti fra il potere e il popolo comune”.

 

Angela Leucci