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“L’ozonoterapia non guarisce i tumori, ma integra validamente la chemioterapia”

È questo il pensiero del dottor Formisano, che in questa intervista ci spiega come si effettua il trattamento in grado di garantire reali benefici ai malati oncologici 

 

Da alcuni anni l’ozonoterapia è realtà anche a Lecce, grazie al contributo del dottor Luigi Formisano (nella foto), un medico napoletano che ha sposato il Salento per amore, oltre che per professione. Laureato in Medicina e Chirurgia, si è specializzato in Medicina Interna ed è referente per il Salento della “Fondazione Maria Guarino”. 

Dottor Formisano, cos’è e come funziona l’ozonoterapia?

La nostra storia inizia tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, al Secondo Policlinico di Napoli: il professor Carlo Luongo, docente della seconda università di Napoli, iniziò a trattare con l’ozono i primi pazienti affetti da neoplasia e curati sia con radio che con chemioterapia. Grazie al suo impegno e a quello di Margherita, sua figlia, anestesista e ricercatrice, è nata la “Fondazione Maria Guarino” (www.amoronlus.com) che si occupa della terapia e della ricerca in campo oncologico e di cui io sono un medico sostenitore. La tesi che la scarsa presenza di ossigeno causa gravi problematiche risale al 1931, quando il professor Warburg vinse il premio Nobel dimostrando che l’ipossia (ovvero la carente ossigenazione) provoca il cancro. 

È dunque utile contro i tumori? 

Alla luce delle innumerevoli pubblicazioni scientifiche, possiamo tranquillamente affermare che l’ozonoterapia, apportando la giusta ossigenazione al nostro corpo, contrasta la cronicità della malattia: in pratica favorisce l’azione dei farmaci e aumenta le possibilità di guarigione. Il trattamento è assolutamente indolore e veloce: si esegue 4 giorni alla settimana con insufflazioni per via rettale assolutamente indolori, contemporaneamente si assume acqua ozonizzata.  

Questo cosa provoca? Precisiamo che si tratta di una terapia integrante la chemio e non sostitutiva.

Spesso nel corso della chemioterapia il paziente tende a soffrire di alcuni effetti collaterali, anche fortemente invalidanti, che vanno dal calo di globuli rossi o di globuli bianchi, alle afte dolorose del cavo orale, alla stanchezza o ai dolori. Grazie alla somministrazione dell’ozono si riducono gli effetti collaterali della terapia: questo permette una vita dignitosa e socialmente attiva al paziente e, soprattutto, gli consente di continuare ad eseguire la chemioterapia. È fondamentale ricordare che l’ozonoterapia non guarisce, ma integra validamente la chemioterapia. 

Come si fa ad usufruire di questa terapia?

Il paziente si associa alla Fondazione come socio sostenitore, pagando una quota annua di 50 euro; tale spesa gli permette di eseguire il protocollo che prevede quattro sedute a settimana. Al medico sostenitore si paga solo un rimborso spese che si aggira intorno ai 15 euro a seduta (per il materiale consumato) e non paga la prestazione medica. Al momento hanno aderito 12 regioni, dal Nord al Sud, dove i medici sostenitori si prodigano nell’aiutare i pazienti oncologici. 

Al trattamento possono accedere tutti o ci sono tipologie di pazienti che non possono prenderne parte?

La terapia può essere seguita da tutti: non sono descritti effetti collaterali. Purtroppo al momento alcuni tumori rispondono meno di altri, per esempio quelli polmonari e quelli neuroendocrini. Comunque, anche in pazienti affetti da queste patologie si hanno miglioramenti perché si ottiene un miglioramento dello stato chimico e biologico dell’individuo.

Quante sedute occorre fare? La terapia cambia di volta in volta in base alla patologia specifica del paziente? 

Io seguo quanto previsto dal protocollo oncologico della Fondazione, vale a dire quattro sedute a settimana per tre mesi, dal lunedì al giovedì, poi tre mesi di pausa in cui il paziente mi tiene informato su tutto, dopo di che riprende se ne ha bisogno. Per quanto concerne le malattie non neoplastiche come la candida, la fibromialgia, i parassiti intestinali, la psoriasi e le malattie della pelle, l’artrite possono avere risultati positivi grazie agli schemi terapeutici che ho messo a punto e che sono calibrati in base alle necessità del paziente. Per i casi di psoriasi o di artrite reumatoide ricordo che oltre all’ozono si hanno splendidi risultati associando l’alimentazione e la pulizia dell’intestino, l’idrocolonterapia, che pratico da anni presso il mio studio.

In tutto questo discorso quanto è importante l’alimentazione?

Da diversi anni mi occupo di alimentazione specifica nelle varie patologie: mangiare bene rappresenta un elemento importantissimo della terapia. Nel 2015 ho avuto il piacere di presentare il mio lavoro Alimentazione consapevole all’Expo di Milano; in quella relazione ho racchiuso tutte le mie osservazioni di quasi 25 anni di professione medica svolta qui nel Salento. Alla fine ho concluso che è più importante escludere qualche alimento o limitarlo fortemente, senza cambiare radicalmente la filosofia alimentare del paziente: basta poco per ottenere dei buoni risultati. 

Quali sono gli alimenti da evitare nel caso di pazienti oncologici?

Ad esempio, conviene ridurre il consumo di dolci e farine raffinate perché, innalzando la produzione insulinemica, scatenano un aumento dei fattori di crescita, che incidono sull’aumento della neoplasia. Ho qualche dubbio anche sull’uso indiscriminato di cocktail vitaminici e anti-ossidanti: spesso si usano senza sapere che l’antiossidante fa bene alla cellula vitale, ma aiuta anche la cellula tumorale, pertanto vanno prescritti da un medico e solo se assolutamente necessario. Credo che la corretta alimentazione sia uno dei fattori da instaurare poiché insieme alle altre terapie può aiutarci nella cura di qualsiasi patologia: Ippocrate, uno dei padri della medicina, qualche millennio fa diceva: “Fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”. 

 

Alessio Quarta