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L’ora X dei nordafricani

Il 28 febbraio è scaduta “l’emergenza nord Africa”. Adesso anche per i profughi accolti in strutture del Salento si prospetta un futuro di incertezza e disagio 
 
Due anni chiusi in un residence, senza lavoro e con la trepidazione dell’attesa di un visto che, forse, non arriverà in tempo. È la storia paradossale dei tantissimi giovani nordafricani che, nella primavera del 2011, sono arrivati sulle coste italiane spinti dal pericolo della guerra in Libia. Questa settimana, esattamente il 28 febbraio, è scaduto il tempo stabilito per quella che è stata chiamata “l’emergenza nord Africa”, e per la maggior parte di loro si è aperto uno scenario di incertezza.
Dopo la proclamazione, il 7 aprile 2011, dello stato di emergenza da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri, la gestione dei migranti è stata affidata alle Regioni. La Puglia, per il tramite del Soggetto attuatore designato, ha collaborato all’allestimento del campo di prima accoglienza di Manduria (gestito dal Ministero degli Interni) e, successivamente, ha provveduto allo smistamento dei migranti in residence, appartamenti, centri Caritas, cooperative sociali. Nel Salento la Masseria Del Monte a Castiglione, Salve, Trepuzzi, Copertino e Lecce hanno aperto le porte a circa 1.400 migranti prevenienti dalla Libia, ma anche dalla Nigeria, dal Ghana, dal Mali, dalla Somalia. 
Da questa settimana sono tutti fuori, e la maggior parte di loro non sa dove andare, con il rischio che si ritrovino ad affollare stazioni e portici, rifugio dei senzatetto. Sì, perché in questi due anni i fondi per il mantenimento sono stati gestiti quasi interamente dai centri preposti all’accoglienza, che avrebbero dovuto provvedere a tutto, dal vitto al vestiario, sino ai corsi per la formazione professionale, mentre un “pocket money” di soli 2,50 euro al giorno è stato gestito direttamente dai migranti. 
Una gestione dunque “assistenzialista” delle necessità espresse dalle migliaia di profughi arrivati in Italia, che alla scadenza dello stato di emergenza rende evidenti le sue lacune. In primis, la rete di formazione e inserimento lavorativo ha funzionato a macchia di leopardo, con il risultato che molti di loro ancora non conoscono bene l’italiano, non sono stati avviati ad alcun mestiere e ora si ritrovano completamente abbandonati a se stessi. In secondo luogo, nonostante le richieste dei migranti, scaduta l’emergenza il biglietto per il rimpatrio è l’unico sostegno previsto, mentre è impossibile ottenere un finanziamento per raggiungere parenti e connazionali sparsi in Italia. E, con 2,50 euro al giorno, in questi due anni non è stato possibile risparmiare alcunché. Ora, varcata la soglia dei centri ospitanti salentini, la sorte dei migranti nordafricani si consumerà tra file infinite in Questura e la ricerca di un lavoro che, in assenza di una posizione regolare, sarà difficile trovare. 
 
Giorgia Salicandro