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Lo spettro di Boncuri

Dopo l’exploit dell’ “Operazione Sabr” su blog e forum alcuni utenti difendono gli imprenditori arrestati, giudicando “controproducente” l’azione della Magistratura
 
L’accusa è delle più pesanti: riduzione in schiavitù, tratta di persone, associazione a delinquere. È quanto si legge nell’informativa dei carabinieri del Ros che, coordinati dalla Procura Distrettuale Antimafia, lo scorso 23 maggio hanno arrestato 16 persone tra italiani e stranieri. Tra di loro compaiono ben nove imprenditori agricoli neretini, che secondo l’accusa “reclutavano” manodopera clandestina dai paesi africani per ridurla in stato di schiavitù e costringerla a lavorare nei campi in condizioni disumane durante il periodo della raccolta delle angurie. 
Non è un caso quindi che l’inchiesta abbia coinvolto principalmente Nardò, città in cui la produzione di angurie è particolarmente intensa. L’arresto dei neretini ha scatenato in città diverse reazioni. “La risposta della città -ha dichiarato il sindaco Marcello Risi– sarà fermissima. Ringrazio sentitamente tutte le istituzioni che operano per affermare i principi di legalità e rispetto dei diritti”. 
Tuttavia, a leggere blog e social network, la solidarietà ai braccianti sfruttati non appare così scontata. C’è addirittura chi giudica “controproducente” l’azione della Magistratura, che causerebbe una paralisi del comparto agricolo cittadino. La vicenda ha comunque riportato a galla anche la difficile situazione della Masseria Boncuri, il luogo dove gli immigrati alloggiano nel periodo della raccolta delle angurie. Un anno fa, il volontariato locale laico e cattolico, con l’aiuto delle istituzioni, portò a garantire ai lavoratori immigrati alcuni servizi base. 
Nel frattempo il locale circolo di Sel, partito di maggioranza a Palazzo Personé, che conta anche l’Assessorato all’Immigrazione, affronterà l’argomento in un convegno in programma venerdì 1° giugno. A raccontare il caporalato neretino ci sarà anche Yvan Sagnet, studente-lavoratore camerunense che nell’estate scorsa per primo si è ribellato alla condizione di schiavitù in cui i braccianti erano costretti a vivere. 
 
Stefano Manca