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L’identikit-tipo del giocatore incallito

Il profilo parte da un’indagine del “Centro di Terapia di Campoformio per gli ex giocatori d’azzardo e le loro famiglie”, tra i più attivi in Italia per combattere il particolare fenomeno
 
Per tracciare l’identikit del “giocatore medio”, non più tardi di cinque mesi fa lo psicologo e psicoterapeuta Rolando De Luca, responsabile del “Centro di Terapia di Campoformio per gli ex giocatori d’azzardo e le loro famiglie” (uno dei centri più attivi in Italia per combattere il particolare fenomeno) ha pubblicato un interessante studio-ricerca con i dati emersi negli anni di attività della struttura-clinica da lui creata. Un rapporto sul micro territorio, che però non si discosta di molto dai dati riscontrabili invece nell’intero territorio nazionale. 
Secondo i numeri elaborati dal professor De Luca, il 70% dei giocatori è sposato o convive; il 7% è in possesso della licenza elementare, il 36% della licenza media, il 51% di un diploma ed il 6% di una laurea. Il termine “azzardo” lascia presupporre che i giocatori incalliti perseguono l’adrenalina del gioco attraverso la frequentazione di casinò e sale attrezzate, ma dall’analisi emerge che “azzardare” (e quindi sfidare la dea bendata), è una pratica che si persegue anche attraverso più comuni e popolari attrattive. Ogni cento giocatori “incalliti” (coloro che giocano prediligendo i quattro campi semantici della fortuna, della competizione, del simulacro e della vertigine) quasi la metà frequenta i lidi “sacri” dei casinò e delle new slot (rispettivamente 30 e 19 per cento), ma la restante parte sfida la sorte all’estremo con giochi che all’apparenza possono sembrare meno deleteri quali il lotto, il superenalotto e finanche il gratta e vinci. E tra questi scommettitori solo il 55% si dedica ad un solo tipo di gioco, mentre il 28% pratica da due a tre giochi differenti; l’11% si dedica a quattro-cinque giochi, ed il 6% ammette di andare ben oltre.
Ma qual è l’età media del giocatore tipo? Di scommettitori cronici se ne trovano in tutte le fasce di età. Se si esclude il range di coloro che hanno meno di trent’anni (il 5% del totale), il 30% si aggira tra i trenta e i quaranta, il 33% dai quaranta ai cinquant’anni ed il 21% ha tra cinquanta e sessant’anni. 11 italiani su cento sono infine i giocatori che hanno più di sessant’anni.
L’84% dei giocatori che finisce in terapia è costituito da maschi, più della metà sono lavoratori dipendenti ed è interessante notare e sottolineare che coloro che sono disoccupati rappresentano una esigua minoranza. 
Molti giocatori d’azzardo sono forti fumatori (il 62%), mentre il 19% ammette l’uso dell’alcool almeno tre volte alla settimana. Più della metà accusa pericolose ricadute, ma chi frequenta centri di recupero, nel 90% riesce a cancellare la parola “azzardo” dal vocabolario personale.