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Le accuse dell’Idv e il caso “via Rapolla”

Un vecchio esposto mai finito in un’indagine, perché il gip Del Coco decise di archiviare il fascicolo ed una nuova denuncia, quella dell’Italia dei Valori che parte all’attacco di Paolo Perrone con l’accusa di conflitto d’interessi. Secondo i dipietrista il conflitto del sindaco che all’epoca dei fatti era il vice di Adriana poli Bortone, riguarda il comparto della lottizzazione che i Perrone avviarono  nel lontano 1973, edificando poi una serie di abitazioni, tra cui la villa di famiglia. Come avviene in questi casi, il Comune fornisce ai privati le opere di urbanizzazione, cioè allaccio dell’acqua e della fognatura. Essendo però coinvolto in prima persona, nella prima delibera che si occupa del caso, la 1029 del 26 novembre 2001, l’allora assessore non partecipò alla votazione. Ma è sulla seconda delibera, per l’Italia dei Valori, che si registra il conflitto d’interessi: si tratta della 222 del 27 febbraio 2004, che programma nuove opere pubbliche anche se non riguardanti via Rapolla ma alcune zone vicine. Un attacco che il primo cittadino non ha gradito: “Questa volta prendono un granchio”, dichiara Perrone, secondo cui l’on Pierfelice Zazzera (nella foto) è stato malconsigliato dal “giovane e inesperto segretario provinciale del partito”. Rimane un altro interrogativo dell’idv e cioè se le opere in via Rapolla siano state pagate dai privati, cioè dai Perrone, come prescrive la convenzione, o se sia stato il Comune e quindi i cittadini ad accollarsi il costo. Rispondendo che gli oneri sono stati a carico dei privati, Perrone specifica: “nel 73 avevo 5 anni e giocavo coi soldatini, questa volta li chiamo ai danni”.
Intanto, su via Brenta arriva la mannaia dal Tribunale del Riesame, secondo cui non solo per l’operazione di via Brenta il Comune avrebbe subito una truffa da parte del costruttore, in sinergia con gli altri indagati, ma sarebbero anche nulli tutti quegli atti aventi ad oggetto il trasferimento di diritti reali relativi ad edifici o a loro parti, che non indicano nell’atto i permessi di costruire o, quanto meno, i permessi in sanatoria.