Carlo Salvemini denuncia l’inquinamento della falda acquifera presso il parco di Belloluogo e Alfonso Rampino organizza le fila del Pd in vista del congresso d’autunno. Intanto Anna Cordella (Sel) accusa i democratici della disfatta elettorale
La sinistra leccese torna al lavoro, o almeno ci prova: mentre Carlo Salvemini inizia subito a esercitare lo zoccolo duro dell’opposizione con la denuncia del parco di Belloluogo, il Pd cittadino riorganizza la squadra con Alfonso Rampino (nella foto), neo coordinatore provvisorio. La ciclica vita politica leccese riprende forma dopo i grandi risultati delle amministrative di maggio, e non risparmia dunque le solite polemiche. Salvemini torna a parlare del possibile inquinamento del parco di Belloluogo, quello che potrebbe derivare dalla contaminazione dei pozzi ex Apisem dei Semeraro. L’inquinamento da sostanze idrocarburiche, come dimostrato dalle perizie della Procura, rende “non utilizzabili” le acque dei pozzi, le analisi riguarderebbero “oltre alla proprietà della famiglia Fiorentino, anche l’area dell’Università, e dunque anche l’area di Torre di Belloluogo”; quelle fatte eseguire dal Comune, invece, non riporterebbero indicazione del pozzo da cui sono state attinte, inoltre, essendo state effettuate a fini agronomici, non indagherebbero la presenza di alcuni inquinanti, in particolare l’MTBE, ampiamente utilizzato nella formulazione delle benzine e difficile da bonificare. Per il sindaco Paolo Perrone quelle di Salvemini sono solo “elucubrazioni dettate dal fervore della campagna elettorale”, Salvemini contrattacca ancora: “Il Comune di Lecce in questo procedimento (che inizierà il prossimo 14 giugno) è parte offesa”. E promette: “Chiederemo conto al Comune, nel caso in cui dovesse decidere di non costituirsi parte civile come hanno già fatto Legambiente e Provincia di Lecce”.
Intanto il Pd cittadino si lecca le ferite e Alfonso Rampino, già responsabile dell’organizzazione provinciale del partito, è stato scelto per il ruolo di coordinatore provvisorio del circolo di Lecce. “Creeremo le condizioni migliori per portare il Pd al congresso -ha dichiarato Rampino-, non sarà facile recuperare il gap con il centrodestra leccese, ma già da ottobre comincerà una nuova fase di radicamento sul territorio”. L’obiettivo è quello di creare da subito un buon gruppo di lavoro che sia al fianco del cittadino. Ma le buone intenzioni e la forte volontà, tipica di chi si cimenta in una nuova missione, sono state subito messe alla dura prova delle immancabili solite-buone-vecchie polemiche della sinistra radicale che, in seguito all’analisi del voto eseguita da Sel, per voce della portavoce provinciale Anna Cordella, attribuisce interamente ai democratici le ragioni della grande sconfitta.
Dal Pd in difesa del partito tuonano Rampino, Marra e Capone. L’ex segretario cittadino, colpito al cuore risponde: “Sentirsi bacchettare da chi non ha presentato nella competizione leccese neanche il simbolo del proprio partito, rinunciando alla composizione di una propria lista, credo che sia un comportamento di abdicazione politica senza precedenti, specie se si considera che siamo nella Puglia del Presidente Vendola e che a Brindisi e Taranto SEL, come era ovvio che fosse, presentava liste con il proprio simbolo. Altro che colpa del Partito Democratico. Il dramma del risultato leccese, sta nel fatto che il Pd da solo prende quasi la metà dei voti di tutta la coalizione messa insieme. Questo dovrebbe far riflettere e prudentemente evitare di dire fesserie”.
Eleonora L. Moscara