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“La vendita del patrimonio immobiliare? Un male necessario”

Il professor Fabio Amatucci, docente presso l’Università del Salento e l’Università “Bocconi”, interviene sulla spinosa questione della dismissione del patrimonio immobiliare pubblico
 
Professore associato di Economia delle Aziende e delle Amministrazioni Pubbliche dell’Università del Salento, direttore del Master in Management e Governance del Territorio, docente senior e responsabile dell’Area Strategie e Strumenti di Finanziamento dell’Università “Bocconi” (Area Public Management & Policy), Fabio Amatucci (nella foto) è un esperto di gestione finanziaria delle amministrazioni pubbliche e delle strategie di finanziamento degli investimenti. 
Professor Amatucci, per una pubblica amministrazione è davvero così conveniente vendere pezzi del patrimonio immobiliare?
Sì. Gli enti pubblici, oggi stretti tra il Patto di Stabilità e il decremento delle imposte locali, non hanno molte alternative: devono vendere. 
Non sarebbe più logico intervenire sulla spesa?
La parte rilevante della spesa delle Provincie è assorbita dagli stipendi, quindi gli ambiti di manovra sono limitati. D’altra parte questo è uno dei grossi problemi della pubblica amministrazione. Basti pensare che nella sanità l’80% della spesa corrente serve a coprire la spesa del personale. Neppure l’inasprimento del Patto di Stabilità ha ridotto il debito che, al contrario, è aumentato costringendo gli enti a ricorrere agli strumenti della cosiddetta “finanza creativa”.
La famigerata “finanza creativa”.
La “finanza creativa” non è un male in sé. Purtroppo gli enti hanno utilizzato male e in maniera distorta questa opportunità e gli Istituti bancari hanno messo in atto un comportamento opportunistico giocando sull’impreparazione degli stessi enti pubblici. Questa tipologia di strumenti finanziari non può essere utilizzata in autonomia, senza controllo, senza valutazione, senza una cabina di regia. 
La vendita del patrimonio immobiliare, a fronte di esigenze di cassa, è il minore dei mali?
È un male necessario, da valutare con attenzione. Bisogna tener presente che spesso questi immobili vengono immessi sul mercato e riacquistati grazie al leasing, con il vantaggio di immettere denaro contante in cassa ma con lo svantaggio di un debito che peserà sulle generazioni future. 
Adottare un Piano di alienazione e valorizzazione immobiliare ha effetti immediati sul bilancio?
Certamente! Le somme dell’eventuale incasso sono inserite subito nel bilancio concorrono a formare il capitolo della spesa e quindi degli investimenti. Ovviamente se non ci saranno i relativi introiti non potrà esserci la concretizzazione di quanto si sarebbe voluto realizzare.
Quali sono le linee guida che la pubblica amministrazione dovrebbe seguire nella gestione del patrimonio immobiliare?
La gestione del patrimonio immobiliare richiede, innanzitutto, una precisa ricognizione e valutazione, da cui discendono strategie di sviluppo organico e complessivo del territorio. Il Piano delle alienazioni e delle valorizzazioni immobiliari, introdotto di recente nel nostro ordinamento, costituisce lo strumento fondamentale (strategico, urbanistico e gestionale) attorno al quale ruotano le politiche di dismissione, riconversione e valorizzazione del patrimonio immobiliare delle amministrazioni pubbliche. 
Qual è dunque la strada da seguire?
Solo la capacità di scelte concertate, accompagnata dalla definizione di una chiara strategia programmatica, nonché la significativa preparazione (organizzativa, gestionale, tecnica) degli enti locali promotori delle operazioni possono rendere possibile il successo di operazioni complesse ed articolate. Il processo di cambiamento in atto e l’evoluzione delle logiche di gestione del patrimonio immobiliare dovrà avere implicazioni organizzative, assegnando alla funzione immobiliare-finanziaria un ruolo importante nell’ambito dell’assetto organizzativo delle nuove amministrazioni pubbliche. 
 
(M. M.)