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La strada della speranza. E della protesta

La ditta Palumbo, pur avendo vinto la gara per l’ammodernamento della Maglie-Otranto, non riesce ad avviare i lavori. A farne le spese i circa 300 operai da tre anni in cassa integrazione 

 

 

Avere il lavoro e vivere in cassa integrazione. È la storia paradossale dei 300 lavoratori della Co.edi.sal S.c.r.l. del gruppo Palumbo scesi in piazza (e in strada) in questi giorni e costretti a vivere con grande difficoltà lo stato di crisi pur sapendo, da almeno tre anni, di essere assegnatari di un importante appalto nazionale. Si tratta dell’ammodernamento, per ragioni di sicurezza, della Maglie-Otranto: il progetto, nato oltre 10 anni fa, prevedeva quattro corsie, espropri e svincoli in entrata e in uscita dai territori dei paesi attraversati. 

La storia è lunga e istruttiva: nel luglio 2001 viene presentata dall’Anas la domanda di pronuncia di compatibilità ambientale e nel 2003 la Commissione esprime parere positivo, evidenziando soltanto alcune prescrizioni. Arriva anche l’ok del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Comitato Regionale VIA. Nel 2004 sono i Ministeri dell’Ambiente e quello dei Beni Culturali a esprimersi positivamente in merito alla compatibilità ambientale “con la scrupolosa osservanza delle prescrizioni specificate poste dalle Soprintendenze competenti”. Dai rilievi effettuati si escludono emergenze di tipo archeologico, mentre potrebbero saltare fuori in corso d’opera reperti paleontologici. Si sottolinea, nel documento finale, la necessità di mitigare con l’utilizzo di vegetazione appropriata e uso di muretto a secco in quanto zona turistica molto pregiata. 

Arriva quindi nel dicembre 2007 il bando di gara per la progettazione esecutiva di importo pari a circa 60 milioni di euro. La prima assegnazione alla ditta Intini di Bari viene contestata dalla Co.edi.sal S.c.r.l. del gruppo Palumbo che, dopo aver presentato il ricorso, diventa l’assegnataria dell’appalto. Sembra tutto fatto, ma scoppiano altre grane: nel marzo di quest’anno si viene a sapere che per far posto alla strada toccherà eliminare circa 8mila alberi di ulivo. Scoppia la mobilitazione nazionale anche perché di questi soltanto poche centinaia sono censiti dalla Regione Puglia. Si convocano più tavoli per cercare di trovare una soluzione per portare allo spostamento delle piante in altre zone del territorio soluzione che arriva grazie all’aiuto della Provincia di Lecce e dei comuni interessati. 

I lavoratori però non vedono atti concreti e decidono di scendere in campo per sollecitare il definitivo avvio dei lavori. Ultimo in ordine di tempo, l’incontro di martedì scorso con il viceprefetto Guido Aprea, il quale ha spiegato ai dipendenti della Palumbo che c’è la volontà politica di superare i problemi burocratici. L’iter complessivo è stato definito dalla Regione, adesso c’è da superare gli scogli dei singoli comuni cioè Maglie, Giurdignano, Otranto, Muro Leccese e Palmariggi che devono esprimersi riguardo alcune varianti presentate dall’Anas relative alle complanari. La questione più delicata riguarderebbe gli svincoli del comune di Palmariggi, nel cui territorio ricadrebbero almeno 800 ulivi. La ditta, nel bene o nel male, i soldi non li perderà perché potrà fare causa e ottenere un risarcimento: i lavoratori invece continuano a vivere nel paradosso e con i 480 euro mensili della cassa integrazione che, in qualche caso, tardano pure ad arrivare.