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La pianta dei miracoli

Nonostante le diffidenze della medicina tradizionale, le sue proprietà terapeutiche sono note fin dall’antichità: è l’Aloe arborescens, con cui il frate francescano Romano Zago ha realizzato un elisir in grado di curare molte malattie, tra cui alcuni tipi di tumori. Belpaese ha raccolto la testimonianza di un salentino che da anni si cura con l’estratto di questa pianta, grazie alla quale è riuscito a sconfiggere un tumore alla prostata  

 

Un malato ha un solo desiderio: guarire. E per guarire è disposto a tutto, anche a fare o pensare cose che, in condizioni normali, non farebbe o penserebbe. A molti è capitato spesso di sentire racconti di persone anziane sugli “antichi rimedi di una volta” a base di prodotti naturali, facilmente reperibili nelle nostre campagne, e immancabilmente si sorride, pensando magari che i nostri nonni, senza avere a disposizione una medicina moderna come quella che c’è adesso (tagli alla sanità permettendo, ndr) in fondo si ammalavano molto di meno. Quando si è malati, invece, la prospettiva cambia e quando la medicina tradizionale non funziona o, in alcuni casi, fa più danni di quanti è in grado di curare, viene il dubbio di stare sbagliando strada e di dovere, obbligatoriamente, trovare altre soluzioni. 

A volte ci può venire in aiuto la medicina naturale, che da sempre ci insegna che la soluzione di un problema può essere a portata di mano. È il caso dell’Aloe arborescens, una pianta grassa le cui proprietà terapeutiche sono note fin dall’antichità e già da tempo utilizzata nell’industria cosmetica, che un frate francescano brasiliano (ma di origine italiana), Romano Zago, dopo averne intuito le grandi potenzialità durante un viaggio in Israele, ha utilizzato come base per la preparazione di un “elisir” in grado di curare vari tipi di tumori, senza peraltro le controindicazioni tipiche delle cure tradizionali per questo tipo di patologie (come la chemioterapia).

Non si tratta ovviamente della cura definitiva per il cancro, ma di un trattamento alternativo o complementare a quello tradizionale, che in alcuni casi può dare ottimi risultati. E la testimonianza che abbiamo raccolto ha, per certi aspetti, dell’incredibile, ma è vera, lietamente vera. 

Credere o non credere alla medicina naturale o alla medicina tradizionale è il frutto della scelta di un individuo; quello che conta sono le ragioni di questa scelta e la ragione fondamentale che spinge una persona malata a scegliere è quella di volere stare bene. In questo caso il “curriculum” dell’Aloe arborescens è di tutto rispetto e la stessa Università di Padova anni fa ne ha attestato le proprietà antitumorali, anche se quella ricerca non è mai diventata “patrimonio” del Servizio Sanitario Nazionale ma di un’azienda privata. Ma questa è un’altra storia. 

 

“Avevo un tumore alla prostata. Ora, grazie all’Aloe, sto benissimo!”

 

Vittorio, 70enne di Copertino, ha scoperto anni fa di avere un tumore alla prostata. Ha iniziato a curarsi con la medicina tradizionale, ma con scarsi risultati. Così, grazie alla sua naturale curiosità che lo ha spinto a cercare informazioni sul web, è venuto a conoscenza della cura naturale a base di Aloe arborescens ideata da padre Romano Zago. E da allora la sua vita è cambiata radicalmente, come lui stesso ci ha confidato.

Vittorio, quando si è rivolto ai medici la prima volta?

Quasi sei anni fa ho avuto dei problemi per un tumore alla prostata. Mio padre e mio fratello erano venuti a mancare per lo stesso motivo ed io ero molto preoccupato. “Sta arrivando anche per me”, ho pensato. 

Ha escluso a priori le terapie tradizionali?

No, anzi, ho accettato tutte le cure mediche che mi sono state indicate. Poi ho visto che mi procuravano solo dolori lancinanti e code estenuanti da un ambulatorio all’altro. Così ho detto “basta”. Ma non è colpa dei medici, eh, per l’amor di Dio! 

Ricorda il momento in cui ha detto: “Mai più medicinali”? 

Sì. Anni fa ho avuto un herpes e quindi dolori, ustioni e pruriti. Il medico mi aveva detto che ne avrei avuto per sei mesi. Mi prescrisse tre tipi di compresse più una pomata. Arrivai a casa, spalmai questa pomata e saltai in aria. Il dolore si era raddoppiato, anzi triplicato. Da quel momento buttai tutto e passai al succo di Aloe alborescens. Sembra ridicolo, ma finché queste cose non vengono vissute in prima persona lo scetticismo non si supera. Da cinque anni non vedo medici, vado solo a fare gli esami, che risultano sempre perfetti. Sto bene, davvero.

Come reagisce un medico che si sente dire “io sto bene con l’Aloe”?

Non si pronunciano perché rischiano di essere cancellati dall’Albo. I medici, così come gli studenti che accedono alle Facoltà di Medicina, vengono opportunamente ‘guidati’ dalle multinazionali. Non possono dire nulla perché quella che racconto è la mia esperienza personale. Ho provato tutto su di me, ho avuto incidenti e tagli profondi. L’Aloe non lascia cicatrici, ho risolto persino problemi di cataratta. Io detesto ormai la medicina ufficiale. 

Come avviene la preparazione dell’elisir a base di Aloe?

È molto semplice: basta prendere 350 grammi di foglie di Aloe frullate, mezzo chilo di miele di acacia senza zucchero e 20-25 grammi di grappa. Si frulla il tutto e si mette in una bottiglia scura, affinché il concentrato non prenda luce. Sono piante grasse con foglie a forma di spada. Vanno assistite solo con acqua, senza alcun concime. Sa, per esempio, che questa pianta deve avere cinque anni di vita affinché renda al meglio? Sono efficaci anche se più giovani, ma rendono al meglio dopo i cinque anni. 

È un mercato in espansione? 

In Italia stanno nascendo come funghi aziende che commercializzano questa pianta, ma qualcuno sta speculando, applicando prezzi elevati. 

Quante persone stanno seguendo la sua strada?

Non saprei con precisione. Ogni tanto mi chiama qualcuno affinché gli prepari qualcosa (sorride, ndr), e da lì nasce un passaparola spontaneo. Ad esempio, la moglie di un mio amico faceva su e giù da Nardò per curarsi il diabete. Ad un certo punto non riusciva più ad alzarsi dal letto. Valori altissimi, vicini ai 400: rischio di coma. L’ho spinta a leggere qualcosa su questa pianta, senza interrompere le cure prescritte dal medico. A distanza di un anno di utilizzo di Aloe i valori si sono normalizzati, arrivando a 110/130. 

Come è arrivato alla scoperta dell’Aloe? 

Posso dire di essermi convinto da solo, anche se mia moglie mi segue da anni. Come le dicevo all’inizio, non ero affatto sereno. Ho cominciato a documentarmi per conto mio: pur non conoscendo bene Internet (anche se adesso ho imparato ad usarlo discretamente) ho scoperto in rete l’esistenza di un frate italo-brasiliano che attualmente vive in Israele, padre Romano Zago, che ha quattro lauree e da quarant’anni promuove ricette a base di Aloe.

Mi sembra di capire che senza Internet non avrebbe fatto questa scoperta.

Esatto. Se mi fosse capitato un libro sull’argomento ovviamente lo avrei comprato, perché quando uno ha problemi seri cerca di aggrapparsi a tutto. Ma Internet è stato determinante. Grazie alla rete ho scoperto questa pianta, che consiglio anche se non si hanno problemi particolari. Regolarizza tutto, purifica il sangue. Le tossine vengono espulse e si sta meglio. Generalmente le piante mediche sono ottime, ma per me questa è la migliore. “Se tu curi la pianta, la pianta curerà te”, dice padre Zago. 

 

Stefano Manca