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La paura del terrore

L’attentato di Brindisi, nella sua drammaticità, ha fatto emergere il timore per la nostra stessa incolumità, un sentimento di angoscia mista ad incertezza al quale le istituzioni non sembrano fornire risposte rassicuranti, ma che i giovani hanno dimostrato di voler combattere. Intanto ciò che è emerso con forza in questi giorni è la sconfitta dell’informazione locale e nazionale, che troppo spesso ha commesso errori alimentando un clima di “caccia alle streghe” 
 
Sabato 19 maggio, ore 7.45, via Aldo Moro, Brindisi, Istituto Professionale “Francesca Laura Morvillo e Giovanni Falcone”. Un pullman arriva da Mesagne, accompagna a scuola gli studenti, come ogni mattina. Melissa Bassi, 16 anni, è la prima a scendere insieme a Veronica Capodieci, 15 anni. Un sorriso per cominciare la nuova giornata e poi, improvvisamente, tutto diventa nero. Una gigantesca nuvola di fumo, uno spostamento violento d’aria, vetri dappertutto, urla, lacrime. Melissa è morta, Veronica è molto grave, Vanessa, sorella maggiore di Veronica, Azzurra, Sabrina, Alessandra e Nicoletta sono ferite. A loro è andata meglio, almeno, non sono in pericolo di vita. 
All’inizio si vocifera di una strage mafiosa alla vigilia dell’anniversario dell’attentato a Giovanni Falcone cui l’istituto è intitolato, nel giorno, peraltro, in cui una manifestazione antimafia guidata da don Ciotti sarebbe dovuta passare proprio lì davanti. Ma non tarda ad arrivare il “no” dei tanti che sono lì dall’inizio e che, notizia dopo notizia, hanno seguito l’evolversi delle prime indagini: “La mafia ha un codice etico cui attenersi e la scuola, e i ragazzini, sono intoccabili”. Non è la regola, però, e lo sappiamo tutti, ma a screditare l’opzione mafiosa sarebbe anche la tipologia di ordigno utilizzato.
Le piste ipotizzate sono molteplici, dalla mafia (peraltro, a detta degli inquirenti, divenuta sempre meno credibile) a una strategia di tensione, all’azione folle di un mitomane, fatto è che la situazione è davvero complessa e che per ogni pista esiste, oggi, ancora almeno una contraddizione. Ci vorrà del tempo per giungere a una conclusione. Nel frattempo, gli investigatori proseguono nelle indagini, certi di avere in mano un video che ritrae l’identità del presunto killer. 
Nel frattempo, i giorni corrono, e si ritorna sui banchi di scuola. Ma niente è più come prima. La paura è nell’aria, i ragazzi dimostrano forza e coraggio ma temono di non essere al sicuro. I genitori si chiedono se succederà ancora, se questa volta non toccherà ai propri figli. Se lo chiedono, e come dar loro torto. Si sentono abbandonati, traditi nei valori, nella democrazia. Non hanno più fiducia nello Stato, quello Stato che chiede, sì, ma non restituisce. Si sono affidati alla legalità che esso ancora sembrava garantire, quella delle ‘stanze del futuro’, dell’educazione, e, invece, non hanno trovato neppure giustizia. 
Non c’è una sola strada da percorrere per recuperare fiducia, sono infinite le opportunità da cogliere per affrontare il cambiamento; sono zero, però, quelle per riavvolgere il delicato nastro della vita, per tornare indietro. Melissa non c’è più, i suoi genitori lo ricorderanno per sempre, la Puglia non lo dimenticherà mai, lo Stato deve ripartire da qui.
 
Alessandra Caiulo
 
Foto: AP Photo – Max Frigione