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La morìa dei Consultori

La Regione Puglia intende ridurre da 48 a 19 il numero dei Consultori familiari in provincia di Lecce. Ma nessuno ci vuole stare

 
Meno 29 e potrebbe venir meno il fiore all’occhiello della Sanità leccese. È quanto emerge dalla delibera n. 735 dello scorso 15 marzo, che prevede un riordino e una rimodulazione geografica dei Consultori posti in provincia. A tutt’oggi, il sistema consultoriale era considerato un elemento di punta della sanità, per la sua efficienza, ma questa iniziativa presentata nei giorni scorsi dalla Giunta regionale sembra, apparentemente, mettere tutti d’accordo in un coro di no, affinché lo status quo resti tal quale. Così, le forze politiche di tutti i colori si riuniscono intorno a un tavolo, per cercare di preservare questo prezioso bene della collettività.
I primi a schierarsi contro questa delibera sono stati l’assessore alle Politiche sociali e Pari opportunità Filomena D’Antini Solero e il presidente della VI Commissione consiliare per i Servizi sociali Francesco Cimino, che stanno presentando un ordine del giorno congiunto. “C’è il rischio -spiegano- che qualche servizio non possa essere garantito alla luce del riordino. È indubbio che i Consultori abbiano un ruolo strategico per ciò che attiene le azioni di sostegno psicosociale afferenti alle politiche per la famiglia e ai minori, alle politiche giovanili, alle misure di sostegno, alle responsabilità familiari, agli interventi di sostegno agli asili nido”. La novità più grande è il passaggio numerico da 48 Consultori a 19, per cui si teme, non a torto, che non possa essere sufficiente  a garantire la solita assistenza certosina cui ci eravamo abituati.
“La stessa Asl -rincarano- aveva richiesto comunque la presenza almeno di 35 Consultori familiari, né tantomeno i 19 punti di accoglienza con eventuali unità mobili previsti potranno sopperire ai servizi Consultoriali che sono servizi a richiesta e richiedono, pertanto, una strutturazione stabile proprio per la continuità dei percorsi terapeutici. Le azioni di sostegno psico-sociale rappresentano anche un utile strumento per ridurre i disagi delle donne vittime di violenza, dei minori abusati e degli immigrati emarginati. Tali servizi non possono gravare sui soli servizi sociali dei Comuni e dell’ente Provincia, poiché si tratta di servizi integrati sociosanitari. Ciò peserà ancora di più nei nove comuni per i quali non sono previsti neanche i punti di accoglienza. Con tale riduzione si depotenzia di fatto quella rete esistente tra i Consultori i tribunali ordinari e minorili e le amministrazioni locali, a scapito ancora una volta dei cittadini”.
Ciò che si auspica è un miglior coordinamento tra gli enti interessati, poiché gli enti locali in particolare possono conoscere la portata di un servizio e le necessità più impellenti dell’utenza interessata. “Occorre adottare -concludono- ogni utile misura diretta a garantire la presenza su tutto il territorio provinciale dei servizi Consultoriali, non solo ginecologici ma anche psico-sociali consolidatisi negli anni e di cui non si può fare a meno soprattutto nelle realtà con tessuti sociali particolarmente fragili”. Sarà l’intero consiglio provinciale leccese che si impegnerà su questo fronte: per una volta, accantonate le bandiere, tutti i politici si battono per un diritto che esula dal colore politico ma che racconta di civiltà, di vicinanza alle persone, di diritti che sono fondamentali per preservare una buona qualità della vita. I criteri adottati per questa delibera sono soprattutto geografici, in termini di popolazione e di bisogni già riscontrati.
E davanti a un bisogno sanitario che si crea, rischia di generarsi una necessità lavorativa, dato che si teme salteranno anche dei posti di lavoro, in particolare tra i medici specialisti che operano nei Consultori, mentre sembra aumenteranno le necessità di infermieri. La riduzione del numero di Consultori avverrà nell’intera Puglia, anche se l’intervento incisivo sarà solo a Lecce: a Bari si passerà da 39 a 31, a Foggia da 30 a 15, a Taranto da 18 a 14, a Brindisi da 17 a 9, mentre nella sesta provincia il numero resta invariato a 8 Consultori. 
 
Angela Leucci