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La fortezza dormiente

L’Amministrazione comunale di Gallipoli ha recentemente proposto due bandi per il recupero strutturale e funzionale del Castello angioino che da molti anni, nell’indifferenza generale, versa in uno stato di degrado. Con la speranza che anche il maniero della Città Bella possa diventare presto un contenitore culturale a disposizione della comunità, al pari dei suoi “colleghi” di Lecce, Corigliano, Acaya, Copertino e Otranto 
 
Nella ridente cittadina di Gallipoli definita non a caso la “Perla dello Ionio” sorge indisturbato un Castello che è tra i più articolati, complessi e significativi esempi di architettura militare sopravvissuti in Terra d’Otranto, un tempo spettatore degli intensi traffici marittimi della fiorente città-porto, Il Castello fu edificato nel XIII secolo durante il dominio Angioino e successivamente sottoposto a modifiche e ristrutturazioni fino al XVII secolo. Attualmente presenta una base quadrata, con quattro torri disposte in corrispondenza degli angoli. È ancora visibile anche una quinta torre, aggiunta nel corso del XVI secolo e denominata  “Rivellino”. 
Nel corso dei secoli, il Castello ha protetto la città dai numerosi attacchi da parte di invasori stranieri: un passato così glorioso non merita senz’altro un simile letargo culturale che potrebbe essere disastroso per l’incolumità di questo straordinario bene storico e architettonico che, nonostante la sua inespugnabile potenza, continua a subire le dure ferite dell’incuria e del passare del tempo, la cui forte vicinanza al mare di certo non ne favorisce le condizioni di conservazione. Al centro di una serie di complesse vicende per cui da anni le varie Amministrazioni che si sono succedute, sollecitate dalla stessa Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici della Puglia, hanno cercato senza buon esito di reperire i fondi per un sistematico intervento di recupero funzionale. 
Al momento l’unico restauro effettuato risulta essere quello dell’area attigua al castello relativa all’ex mercato che, al contrario, la stessa Soprintendenza aveva suggerito di abbattere in quanto costruzione posticcia, proponendo invece di ripristinare l’originaria conformazione esterna della struttura fortificata che prevedeva l’isolamento del Castello con il profondo fossato. L’iniziativa suscitò non poche polemiche a causa dell’ingente somma di denaro pubblico investito al fine di ricavare un “Museo della Pietra” che ancor più si sono accese quando, una volta approvato il progetto di restauro della porzione inerente al Rivellino, i cui lavori hanno subito un arresto a causa di un contenzioso tra la ditta che ne detiene il possesso e il Comune di Gallipoli (una battaglia giudiziaria che si trascina da anni e tutt’oggi irrisolta).  
Per quanto riguarda gli ambienti interni, che per decenni hanno ospitato il Comando della Guardia di Finanza e poi persino un deposito dei Monopoli di Stato, l’Amministrazione comunale ha redatto nel 2010 il progetto “Primo intervento sul Castello” che prevedeva un investimento di 1.080.000 euro già approvato dalla Soprintendenza, per il cui avvio tuttavia mancano i fondi e per poter accedere ai finanziamenti dell’Area Vasta Sud Salento si attende che si concluda il passaggio di proprietà dell’immobile dall’Agenzia del Demanio al Comune. Lo stesso si è attivato chiedendo al Ministero delle Finanze di poter usufruire della formula dell’8 x mille individuando nel frattempo, come possibile soluzione, l’affidamento in concessione a privati per consentire la riapertura al pubblico con visite guidate, mostre e attività culturali negli spazi che risultano agibili. Allo scopo è stato appositamente emesso un bando pubblico che quanto meno garantirà la fruizione parziale del castello da parte della comunità. 
Ma al momento non resta che constatare che, mentre tanti altri castelli del Salento stanno ritornando all’antico splendore con forti ricadute positive per l’economia del territorio, lo splendido maniero gallipolino dorme sogni tranquilli in attesa che ci si ricordi della sua straordinaria valenza culturale. 
 
Rosy Paticchio