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La fabbrica dei metalli pesanti

Fanno paura i valori fuori legge riscontrati nelle acque e nel terreno circostante l’ex zincheria di Diso, a ridosso dei comuni di Spongano e Andrano 

 

Un impianto, tre comuni coinvolti. Le popolazioni di Diso, Spongano e Andranno sono direttamente coinvolte nella vicenda che ruota attorno all’ormai ex opificio “Zincherie Adriatiche” dismesso nell’aprile 2015. Situata all’interno del territorio di Diso, al confine con quello di Spongano, l’industria è al centro delle cronache per i recenti valori fuori norma di metalli pesanti riscontrati dall’Arpa: arsenico nella falda acquifera, stagno, berillio e zinco (per quest’ultimo sono stati rilevati 292 mg/kg invece dei 150 normalmente consentiti) nei terreni in prossimità dell’azienda. Numeri preoccupanti che hanno portato il Comune di Spongano ad ordinare la dismissione dei pozzi di due abitazioni. Furono proprio i cittadini sponganesi a far sollevare il sipario sui disagi sofferti a cause dell’attività dell’opificio, riuscendo a denunciare la loro situazione addirittura nel 2000 di fronte le telecamere de “Le Iene”, lamentando rumori fastidiosi e miasmi, quest’ultimi causa di problemi respiratori. 

Questo quadro è alla base del processo che vede imputati alcuni responsabili dell’azienda, che dovranno rispondere delle accuse di aver emesso nell’atmosfera sostanze in grado di molestare i residenti e di aver scaricato acque reflue industriali senza autorizzazione; tutto questo dopo una serie di battaglie legali che hanno visto scontrarsi azienda e cittadini. I valori anomali dei metalli pesanti erano però emersi ancora prima, nel 2014, quando alcuni cittadini si rivolsero ad un laboratorio analisi privati. I test effettuati dall’Arpa fino al 2012, invece, si concentrarono solo alle distanze di 350 e 800 metri dalla struttura, registrando dati ovviamente inferiori. L’Agenzia Regionale, però, non ha poi potuto evitare di concentrare la sua attenzione nelle immediate vicinanze dell’opificio, a partire da una distanza di 20 metri, e i risultati, diffuso nell’ottobre 2016, si sono rivelati inquietanti: concentrazione di arsenico, stagno e zinco in misura doppia rispetto alle previsioni di legge.  

I tre comuni confinanti, Spongano, Diso e Andrano (appartenenti alla stessa Unione dei Comuni) hanno iniziato ad agire insieme, ma i timori ovviamente restano, anche perché non è escluso la presenza di altri inquinanti; in merito, la Provincia di Lecce ha chiesto che un’indagine nel raggio di un chilometro per individuare la presenza di altre attività industriali.

Nel frattempo, ha fatto discutere la recente scelta del Consiglio comunale di Diso di approvare la trasformazione dell’ex opificio in una struttura ricettiva; un provvedimento preso lo scorso settembre, un mese prima della diffusione dei dati Arpa e senza fare riferimento alla possibile contaminazione del suolo e alla necessità di una preventiva bonifica. E proprio sotto questi aspetti la sindaco di Diso Antonella Carrozzo ha voluto fare chiarezza, sostenendo che in quell’occasione l’assise doveva pronunciarsi in merito all’interesse pubblico della nuova destinazione d’uso e promettendo che se i monitoraggi confermeranno l’inquinamento della struttura si procederà prima di tutto alla bonifica. 

 

Alessandro Chizzini