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La dote nella cultura salentina

Un’analisi sociologica dell’istituto della dote nella storia del nostro territorio in Dote, matrimonio e famiglia, Approfondimenti a margine di una carta dotale uggianese di fine ‘700 di Vincenzo D’Aurelio
 
Trattare dell’ultimo libro di Vincenzo D’Aurelio Dote, matrimonio e famiglia significa immergersi nella complessa rete di rapporti sociali ed economici che reggevano l’economia salentina nel XVIII secolo, senza tuttavia perdere di vista l’immutabilità dell’istituzione matrimoniale di ancestrale genesi, messa in discussione nella sua struttura fondamentale solo a partire dalla prima metà del XX secolo da parte della scuola sociologica marxista, i cui principali assunti demitizzanti e destrutturanti sono stati purtroppo fatti propri dalle correnti interpretative successive. 
Il testo del D’Aurelio, in realtà, ci dimostra l’estrema dinamicità dell’istituto matrimoniale in un secolo al quale solitamente si associa un secolare immobilismo circa le strutture familiari. Ed è proprio la disciplina della dote, e quindi dei rapporti patrimoniali in seno alla famiglia settecentesca a costituire l’elemento di sub ingresso delle nuove dinamiche sociali ed economiche all’interno di un’istituzione sulla quale si fondava l’essenza stessa della Società Occidentale. Il punto di partenza dello studioso magliese è costituito da un manoscritto notarile di Uggiano La Chiesa, che a buon titolo assurge a paradigma della società salentina del’700, data la natura economica quasi esclusivamente agricola del centro, ed il suo storico retaggio con la Chiesa Cattolica, che, come nota il D’Aurelio, a seguito della Riforma Tridentina, era la garante dell’istituto familiare ed il prevalente puntello sociale di quei rapporti millenari, oggi incomprensibili all’uomo moderno, il cui punto di vista è ormai distorto dall’estrema corpuscolarizzazione della società contemporanea. 
Da qui si dipana una descrizione approfondita del complesso quadro normativo nel quale si inseriva l’istituto della dote salentina, ossia quel magmatico e labirintico sovrapporsi di discipline in contrasto tra di esse nel quale la derivazione romanistica costituiva l’unico bandolo dal quale si poteva dipanare la complicatissima matassa di norme e consuetudini locali, la cui interpretazione era affidata all’arbitrio dell’esegeta, quell’azzeccagarbugli il cui degnissimo erede può ritrovarsi in qualsiasi sezione distaccata di Tribunale nel Salento, a barcamenarsi tra giurisprudenza “creativa” e le pretese del suo cliente.
La dote della cosiddetta “economia dell’aratro” era quell’accordo economico tra famiglie che consentiva non solo un progresso nel benessere della nuova famiglia, ma anche la garanzia di prosecuzione di quei diritti faticosamente acquisiti dal lavoro nei campi da secolari generazioni e che costituivano i termini contrattuali basilari dell’accordo dotale, ovviamente tutto conformato sulla capacità economica della famiglia della donna. Per utilizzare la felice formulazione dell’autore la dote era “l’impegno più autentico del vincolo matrimoniale e conseguentemente qualifica il matrimonio come un atto economico attraverso il quale, in un’economia debole come quella del meridione, due famiglie ponevano insieme parte delle proprie risorse economiche proteggendole, con la formulazione dei capitoli matrimoniali, dalla dispersione al di fuori della linea di trasmissione ereditaria.”
D’Aurelio descrive poi con dovizia di informazioni e scendendo con organicità nei particolari i singoli capitoli che vengono a far parte del documento dotale, fornendo al lettore un quadro esaustivo di tale istituto e si spera che, in futuro, questo suo lavoro possa costituire un punto di partenza per una trattazione completa ed esaustiva dell’istituto della dote nel Salento nei vari secoli della sua storia. Limitandosi al documento uggianese, tuttavia, il lettore sarà ampiamente appagato circa ogni aspetto dell’economia e della cultura del tempo, in riferimento soprattutto a quegli elementi folklorici (come ad esempio la presenza del corallo) che costituiscono un interessantissimo legame coi primordi dell’identità salentina. 
 
Vincenzo Scarpello