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“La costruzione abbattuta in contrada Santa Barbara? Non è un dolmen!”

DONATO FANCIULLO – SINDACO DI GIURDIGNANO
 
Secca la replica del primo cittadino: “In quella contrada non ci risulta sia mai esistito un dolmen”. E il mistero s’infittisce 
 
Tanto rumore per nulla, verrebbe da dire.  La nota del sindaco Donato Fanciullo (nella foto) a margine della vicenda smentisce nettamente il valore di testimonianza archeologica del piccolo monumento abbattuto e rispedisce al mittente le accuse di scarsa sensibilità mostrata dall’Amministrazione comunale verso l’intera vicenda. 
La posizione ufficiale del primo cittadino di Giurdignano è lampante. Intervistato da noi ha dichiarato: “So che alcuni mesi addietro è stata denunciata la scomparsa di un dolmen nel territorio di Giurdignano ma, da alcuni accertamenti  eseguiti, non risulta agli uffici del Comune che nel luogo indicato nella stessa denuncia sia mai esistito alcun dolmen, né ci risulta che tale monumento sia mai stato censito dalla Soprintendenza. Ciò premesso, non si comprende in che modo l’Amministrazione comunale possa essere ritenuta scarsamente attenta alla tutela di un dolmen che non esiste, e che non risulta essere mai esistito!”. 
Il sindaco aggiunge che “se lì veramente fosse esistito un dolmen, la responsabilità della distruzione andrebbe attribuita proprio a qualche pseudo-studioso che ha l’ardire di ergersi a grande paladino e scopritore di tesori megalitici,  ma che poi omette di segnalare al Comune o alla Soprintendenza l’eventuale scoperta”. 
Circa la tutela prestata al proprio patrimonio, il primo cittadino è chiaro nell’affermare che “l’amministrazione è fermamente orientata a preservare e valorizzare il territorio, ricco di straordinarie testimonianze, lo stiamo facendo da anni soprattutto valorizzando i megaliti esistenti sulla nostra area. Da qualche anno, ad esempio, è possibile visitare il menhir extraurbani anche in orario notturno, grazie ad una soffusa illuminazione che ne esalta ancor più la valenza. Intorno ai megaliti è stata creata una zona di rispetto e in un caso una recinzione con staccionata in legno tesa ad impedire un contatto diretto con la pietra, abbiamo creato poi dei punti per sostare lungo le stradine che conducono ai monumenti.  Tanto è stato fatto e tanto ancora faremo per tutelare i nostri tesori, quelli veri. Mentre delle ‘patacche’ lasciamo che se occupino altri”. 
Si infittiscono dunque gli interrogativi sulla struttura andata distrutta, mentre prosegue il lavoro della Soprintendenza. 
 
(M.M.B.)