È giunta in questi giorni, dopo mesi di attesa, la decisione della Commissione europea di togliere la pianta della vite dall’elenco delle specie vegetali di cui la direttiva impediva la commercializzazione. Ora i produttori otrantini possono vendere le barbatelle senza limitazioni territoriali, anche se con alcune condizioni poste dall’Europa nel processo di lavorazione. In particolare, è stata imposta la termoterapia, un trattamento delle piante con acqua ad alta temperatura che dovrebbe abbattere ulteriormente l’eventuale presenza di batteri. Ciò comporterà comunque qualche disagio per le aziende e, probabilmente, un incremento nei costi da sostenere che graverà sui bilanci finali.
“Viviamo con maggiore serenità questo momento -dichiara il sindaco di Otranto, Luciano Cariddi– vista la prospettiva che si presentava di un blocco totale delle lavorazioni e delle vendite. Ciò avrebbe messo in ginocchio un settore produttivo, quello vitivivaistico otrantino, di eccellenza che, grazie alla capacità imprenditoriale delle nostre aziende e la specializzazione professionale dei lavoratori, è riuscita in questi anni a posizionarsi in vetta tra i poli produttivi di barbatelle -conclude Cariddi-, guadagnando ampie fette di mercato nazionale ed estero”.
“Lo stop all’embargo delle barbatelle made in Salento si basa su certezze scientifiche -sottolinea il presidente di Coldiretti Lecce, Pantaleo Piccinno-, visto che il ceppo Codiro di Xylella fastidiosa, rinvenuto dal 2013 a Lecce, non contamina la vite. Lo stop all’embargo protegge così i 39 milioni di valore delle esportazioni made in Italy realizzati nel 2014 di talee innestate e barbatelle di vite, di cui 20 milioni solo del comparto idruntino, messe a rischio da ingiustificate misure protezionistiche adottate da diverse Paesi”.