Secondo i dati diffusi dalla Uil i residenti del capoluogo dovranno versare un acconto di 806 euro contro una media nazionale di 535 euro
Il 16 giugno non sarà una giornata piacevole per i cittadini leccesi; essi dovranno infatti pagare l’acconto Imu e Tasi sulla seconda casa. Tale scadenza è particolarmente odiosa alla luce del fatto che Lecce è nella lista delle 10 città italiane più care: di fatti, a fronte di una media nazionale di 535 euro, i leccesi dovranno versare ben 806 euro (in Italia il primo posto spetta a Roma con una media di 1.032 euro). “È in arrivo una vera e propria batosta -afferma il segretario generale della Uil di Lecce, Salvatore Giannetto, commentando il Rapporto Imu-Tasi 2016-, Lecce si piazza addirittura tra le prime dieci città più care d’Italia. Considerato che nel nostro Paese il 76 % dei proprietari di immobili diversi dall’abitazione principale è composto da lavoratori dipendenti e pensionati -continua- crediamo che non basti l’abolizione della tassa sulla prima casa per alleggerire il peso fiscale e, soprattutto, renderlo più equo”.
A differenza di altri Comuni, a Lecce non si dovrà pagare la tassa sulla prima casa, che ammonta a 60 euro. Questa gratuità è permessa anche in caso in cui l’abitazione presenti una sola pertinenza, ossia un solo garage o cantina, ma nel caso in cui l’abitazione presenti seconde pertinenze bisogna pagare in media 85 euro per un garage e 35 euro per una cantina. Anche in questo caso, più della media nazionale, che si attesta a 76 euro per i garage e a 33 euro per la cantina.
L’acconto Imu/Tasi, invece, si paga anche sulle prime case cosiddette di lusso: in questo caso a Lecce la spesa media è di 1.701 euro. La questione è alquanto allarmante, anche perché in generale se è vero che non vi sono stati aumenti non vi sono state nemmeno riduzioni. Senza una significativa riduzione delle imposte -conclude Giannetto- e senza l’aumento del potere d’acquisto per i pensionati e i lavoratori dipendenti, troppo a lungo penalizzati, non si esce dal tunnel della crisi”.
Il fatto che molte persone posseggano una seconda casa non è segnale di ricchezza, poiché le abitazioni spesso possono essere state ereditate. Minare sino a questo punto alle tasche dei contribuenti è deleterio, soprattutto in questo momento di forte crisi.
Gian Piero Personè